(Adnkronos Salute) - Molto prima delle scoperte di Newton sulla luce bianca, e con ben 120 anni di anticipo sul resto del mondo, gli ottici veneziani intuirono la pericolosità dei raggi ultravioletti. Così, per preservare la vista di nobili e capitani dal riverbero della luce riflessa durante la navigazione in laguna o in mare aperto, a Venezia iniziò la produzione di vetri colorati a scopo protettivo. Nascono così, nel Seicento, i primi occhiali da sole che - dal 25 luglio al 28 settembre al Museo dell'occhiale di Pieve di Cadore - saranno protagonisti assoluti di una mostra a loro dedicata, dal titolo 'Occhiali da Doge'. In esposizione, appunto, i primissimi reperti della storia, pezzi unici conservati da musei e collezionisti privati e messi a disposizione per ripercorrere da un lato la storia dell'evoluzione dell'occhiale, dall'altro quella delle lenti protettive per il sole.
Oggi sappiamo, con evidenza scientifica, che l'esposizione solare provoca invecchiamento precoce e numerose patologie cutanee e oculari. Ma, a dispetto di maggiori conoscenze sul campo, solo il 15% degli italiani tende a indossare sempre gli occhiali da sole e ben il 30% non li indossa quasi mai o mai, mentre il 18% solo raramente. Bambini e anziani sono le categorie più a rischio: solo l'11% dei giovanissimi e il 10% degli over 55, infatti, portano lenti da sole. Eppure, già l'imperatore Nerone era solito utilizzare uno smeraldo per proteggere gli occhi dalla luce solare durante i combattimenti nell'arena. Una buona abitudine che, senza ricorrere a pietre preziose ma a più modesti occhiali, non dovrebbe essere sottovalutata.