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Mare: attivisti Greenpeace a G20 Brema, stop invasione plastica

01 giugno 2017 | 17.35
LETTURA: 3 minuti

(Daniel Müller / Greenpeace)
(Daniel Müller / Greenpeace)

Attivisti di Greenpeace protestano oggi a Brema, in Germania, durante la Conferenza del G20 sull’inquinamento marino da plastica. Cinquanta attivisti si sono immersi in un lago in prossimità della sede dell’incontro e hanno formato la scritta “ACT” (Agite) per chiedere passi concreti e soluzioni vincolanti per ridurre l’uso e la produzione di plastica usa e getta. Gli attivisti hanno aperto uno striscione con il messaggio “Per oceani liberi dalla plastica”. (Foto)

I nostri oceani, afferma Serena Maso, Campagna Mare di Greenpeace Italia, "soffocano sotto otto milioni di tonnellate di plastica che viene gettata e finisce in mare ogni anno. Il problema sta rapidamente peggiorando e per risolverlo servono fatti concreti e scelte ambiziose, non parole. I potenti della terra riuniti al G20 hanno la responsabilità di questo cambiamento attraverso l’adozione di provvedimenti e soluzioni legalmente vincolanti che risolvano il problema alla fonte e favoriscano l’innovazione e l’implementazione di sistemi di fornitura alternativi e sostenibili”.

Si stima che il 60-80% dei rifiuti marini sia costituito da plastica. Tra i 4 e i 12 milioni di tonnellate di plastica finiscono ogni anno nei mari, e solo il 14% della plastica viene riciclato. Per questo Greenpeace chiede ai governi di vietare la produzione della plastica all’origine, come primo passo fondamentale, includendo un piano con tempistiche vincolanti per i prodotti usa e getta di plastica, tra cui imballaggi e microsfere.

Tutte le aziende e i produttori di materiali in plastica, come ad esempio gli imballaggi, devono obbligatoriamente dotarsi di un “Sistema di Responsabilità Estesa del Produttore” per contribuire a risolvere il problema.

“Riciclare non basta, è necessario che i governi affrontino il problema dando priorità alle politiche di gestione dei rifiuti e adottando azioni mirate per prevenire il problema alla fonte, riducendo la produzione e per il riuso e il riciclo dei prodotti”, continua Maso. “L’innovazione e l’implementazione di sistemi di fornitura alternativi e la sostituzione delle microsfere con materiali sostenibili sono fondamentali”.

Negli ultimi cinquant’anni la produzione globale di plastica è cresciuta in modo esponenziale. Solo tra il 2002 e il 2013 è aumentata del 50% circa, passando da 204 a 299 milioni di tonnellate. A questi ritmi entro il 2020 si produrranno più di 500 milioni di tonnellate di plastica ogni anno: un aumento del 900 per cento rispetto ai livelli del 1980.

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