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Ocse all'Italia: no a modifica età pensioni

28 novembre 2017 | 11.35
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(Fotogramma)
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L’Ocse promuove i conti italiani ma mette in guardia contro un allentamento del percorso delle riforme e interventi sulle pensioni che possano gravare sul bilancio. Nel nuovo Economic Outlook l’organizzazione rivede al rialzo le stime sul pil 2017 a +1,6% e 2018 a +1,5% (contro l’1,4% e l’1,2% stimati a settembre) ma prefigura anche un rallentamento a +1,3% nel 2019. “Dati lusinghieri” e “migliori di quelli del governo per il 2017”, a +1,5%, commenta il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan dal palco dell’Ania.

Migliora il quadro dei conti: il debito pubblico dovrebbe scendere al 129,8% del pil nel 2018 rispetto al 131,6% di quest'anno, e proseguire il suo calo fino al 127,7% nel 2019; trend in discesa anche per il deficit al 2,1% nel 2017, per poi passare all'1,6% nel 2018 e all'1,1% nel 2019. L'inflazione è attesa all'1,4% quest'anno, all'1,2% nel 2018 e all'1,4% nel 2019, mentre il tasso di disoccupazione dovrebbe ridursi dall'11,2% del 2017 al 10,5% il prossimo anno e al 10,1% nel 2019.

In Italia "la ripresa si sta allargando agli investimenti e alle esportazioni" grazie a consumi privati che "continueranno a essere il principale motore" della crescita, scrive l’Ocse, che però ammonisce il governo in carica, e anche il governo che verrà, a non arretrare su riforme e sistema pensionistico. "Rallentare l'andamento delle riforme strutturali e allentare i conti pubblici dopo le elezioni programmate all'inizio del 2018 potrebbe ridurre la fiducia" nel Paese, "facendo finire fuori strada la ripresa" in atto, scrive nel rapporto.

In Italia, evidenzia poi l'Ocse, "l'attuazione delle riforme strutturali deve essere accompagnata da un avanzo di bilancio primario in graduale aumento". C'è inoltre la necessità di "ulteriori progressi nella riduzione dell'evasione fiscale e la razionalizzazione delle spese fiscali e delle spese correnti". Sollecitazione degli economisti Ocse anche a non modificare il sistema pensionistico, cruciale per la tenuta dei conti, mantenendo "il legame tra l'età di pensionamento e l'attesa di vita così da rafforzare l'equità tra le generazioni e salvaguardare la sostenibilità del sistema nel lungo termine".

Sul fronte della Legge di Bilancio, plauso alla sterilizzazione delle clausole Iva per il 2018, ma anche all'estensione dei bonus fiscali alle imprese, al bonus permanente per l'assunzione dei giovani e all'obbligo di fatturazione elettronica tra privati che rappresenta "un importante passo avanti per ridurre l'evasione fiscale”. In questa prospettiva, “ridurre la soglia di pagamento in contanti completerebbe questi sforzi", si legge ancora nel documento.

“I dati Ocse sono lusinghieri - afferma Padoan - ma un punto importante è che l'Italia, come altri Paesi, ha un enorme bisogno di investimenti che devono essere di lungo termine basati su un meccanismo che ha un impatto positivo sulle infrastrutture".

Nel Paese, “ci sono segnali di ripresa non effimera, le stime Ocse sono migliori di quelle del governo per il 2017", sottolinea ancora il ministro dell'Economia, concedendosi una battuta sull’organismo dove ha ricoperto l’incarico di vice segretario generale prima di assumere la guida del Mef. "Siccome l'Ocse sa fare bene il suo mestiere, mi fido delle sue stime” dice. “L’Italia - osserva ancora il titolare di via XX settembre - sta uscendo dalla crisi e si sta lasciando alle spalle un periodo non facile caratterizzato però dal fatto che la direzione del Paese si è rafforzata anche grazie, lasciatemelo dire, all'azione del governo di questi ultimi anni".

Secondo Padoan inoltre non deve far temere lo stop al Quantitative Easing della Bce. "L'uscita dal Qe è già avviata negli Usa" e "viene valutata in Europa ed è giusto che sia così o le economie europee rischiano di addormentarsi, rischiano di essere come drogate da un regime di tassi bassi e noi invece dobbiamo uscire da questa situazione per tornare a una situazione di normalità che non deve spaventare ma deve essere una situazione con aspetti positivi", spiega Padoan.

"Tassi più alti danno margini di profitto maggiori. Inoltre in un mondo di tassi più alti deve esserci anche un po più di inflazione e se c’è più inflazione la dinamica del pil nominale migliora ed ha un impatto positivo sul debito che scende più facilmente". Quindi, conclude il ministro, "in un mondo di tassi più alti ci sono aspetti positivi".

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