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“Un solo colpo sparato ad altezza uomo”, così è morto Ciro Esposito

26 giugno 2014 | 09.50
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Il feretro del tifoso napoletano, ferito prima della finale di Coppa Italia e morto mercoledì dopo 50 giorni di agonia, è nella 'sua' Scampia. Lieve malore per la madre nella camera ardente. Venerdì i funerali. A disposizione dei pm l’audio in cui la giovane vittima riconosce l’ultrà giallorosso come il suo aggressore: “A spararmi è stato il chiattone”

“Un solo colpo sparato ad altezza uomo”, così è morto Ciro Esposito

Un solo colpo di pistola ha colpito Ciro Esposito, il tifoso napoletano deceduto mercoledì mattina al Policlinico Gemelli per le ferite riportate durante gli scontri che hanno preceduto la finale di Coppa Italia del maggio scorso. Quando il proiettile è stato sparato ad altezza d’uomo, sia lui, sia la persona che impugnava la pistola erano in posizione eretta. Sono queste le prime indiscrezioni trapelate sull’esito dell’autopsia affidata al perito Costantino Cialella dai pubblici ministeri Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio.

Secondo quanto riferito dalle persone ascoltate dalla Digos, proprio lo stesso Esposito raccontando lo scontro avuto con De Santis avrebbe riferito che l’ultrà romanista era finito a terra e che dopo essersi rialzato sparò. Nel corso dell’autopsia è stato estratto anche il proiettile che ha provocato le gravissime lesioni al tifoso partenopeo. Il proiettile sarà ora sottoposto ad accertamenti per aver la conferma che fu sparato con la pistola usata durante gli scontri avvenuti a Tor di Quinto.

L’autopsia - “un atto dovuto, il risultato era scontato”, ha detto Angelo Pisani, legale della famiglia Esposito - è stata eseguita questa mattina. “Il primo dato che emerge è che il proiettile che ha ferito Ciro è passato in mezzo alle costole per poi conficcarsi nella colonna vertebrale”, aveva dichiarato in precedenza Pisani, fuori dell’obitorio comunale in piazzale Verano.

Intanto il feretro con il corpo di Ciro è arrivato nella 'sua' Scampia. I familiari e il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, sono stati i primi a entrare nell'auditorium di Scampia all'interno della sede della Municipalita', dove è stata allestita la camera ardente. Una folla di cronisti, fotografi, tifosi, conoscenti e gente del quartiere ha atteso quasi due ore l'arrivo della salma del giovane, sottoposta ad autopsia questa mattina a Roma, da dove il feretro è partito nel pomeriggio.

Quanto alla testimonianza audio in possesso dei legali del tifoso napoletano - che sarà a disposizione dei pm Albamonte e Di Maio - non solo ha riconosciuto Daniele De Santis, l’ultrà giallorosso accusato di omicidio volontario, come il suo aggressore, ma ha anche confermato che più di una persona era coinvolta nell’aggressione. L’audio è stato registrato con un telefonino presso il policlinico Gemelli di Roma da Angela Tibullo, la criminologa di parte della famiglia Esposito. “Nel corso di 54 giorni Ciro ha avuto qualche momento di estrema lucidità - ha dichiarato l’avvocato Damiano De Rosa -. Anche se la ricostruzione dei fatti è chiarissima, noi della difesa avevamo pensato di acquisire ulteriori conferme, per sicurezza. In questo senso abbiamo registrato un audio quando Ciro era al Gemelli, che purtroppo è di qualità approssimativa perché registrato con un telefonino, ma chiaro nel contenuto. Non è una prova in senso tecnico, ma è meglio di niente”. “La cosa più importante del contenuto dell’audio - ha spiegato De Rosa - riguarda il momento in cui abbiamo mostrato al ragazzo una foto segnaletica estratta dal fascicolo delle indagini: Ciro ha riconosciuto De Santis ritratto nello scatto. Ha inoltre confermato che più di una persona era coinvolta nell’aggressione”. I pm esamineranno il documento per stabilire se l’accusa di Esposito riguardi direttamente De Santis. Non è neppure escluso che per avere maggiori elementi di giudizio possano anche ascoltare la persona che ha realizzato la registrazione e che venga poi disposta una perizia fonica.

Durante la camera ardente, allestita nell'auditorium di Scampia all'interno della sede dell'Ottava Municipalità, la madre di Ciro, Antonella Leardi ha accusato un lieve malore quando è stata esposta la foto del figlio sopra il feretro. La donna è stata portata fuori da alcuni parenti ed è rientrata poco dopo.

Nei confronti di Daniele De Santis “provo quello che provavo 53 giorni fa. Voglio che sia fatta giustizia e chiedo a questa persona che si ravveda e che si inginocchi davanti a Dio e chieda perdono”, ha detto la madre di Ciro Antonella Leardi aggiungendo: “Per favore non sporcate il nome di mio figlio. Ragazzi mantenete alta la tifoseria, con cori, con amore, ma non con la violenza. Non deve più succedere quello che è successo a me, alla mia famiglia e a mio figlio”.

Pisani dal canto suo ha fatto inoltre sapere che “chiederemo l’acquisizione dei piani di sicurezza predisposti per la finale di Coppa Italia per cercare di capire come mai il punto in cui Ciro è stato aggredito non era controllato”. “In questo senso - ha aggiunto - va considerata anche l’ipotesi di omicidio colposo. Non vogliamo puntare il dito contro nessuno, ma è dovere della magistratura capire come sia stato possibile che sia accaduto un fatto del genere”.

Ed è continuato anche oggi, sotto una lieve pioggia il via vai di amici, conoscenti o semplici tifosi del Napoli all’esterno dell’autolavaggio nel quale lavorava Ciro. Lo striscione ‘Ciao eroe’, affisso mercoledì all’esterno della cancellata, è affiancato da una foto del ragazzo, da maglie e sciarpe del Napoli e dalle sciarpe del Catania, tifoseria caratterizzata da buoni rapporti con quella napoletana, e della Lazio, i cui tifosi non hanno mancato di manifestare la propria solidarietà alla famiglia in più occasioni durante il ricovero in ospedale di Ciro.

Nel frattempo De Santis è stato trasferito per motivi di sicurezza all’ospedale Belcolle di Viterbo ed è ricoverato nel reparto di medicina protetta della struttura, una zona dell’ospedale sorvegliata e con accessi limitati e stabiliti dalle autorità giudiziarie e dall’amministrazione del carcere Mammagialla di Viterbo. Per ora, a quanto apprende l’Adnkronos Salute, non è stata rafforzata la vigilanza interna dell’ospedale e non c’è stato nessun problema di sicurezza. De Santis, dopo gli scontri della finale di Coppa Italia, era stato ricoverato per una grave frattura a una gamba al Policlinico Umberto I di Roma. Ieri la decisione del trasferimento nel reparto di medicina protetta di Belcolle, uno dei pochi attrezzati del Lazio in grado di per accogliere i pazienti in ambito sanitario-penitenziario.

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