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Omicidio Cerciello, il collega: "Ci sembrava una cosa da poco"

16 luglio 2020 | 11.54
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Andrea Varriale in Aula: "Quella notte non ci siamo preoccupati. Mario? Sempre in prima linea, era nostro maestro. Mai visto un arrestato bendato prima di Hjorth"

Fotogramma
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"Quella notte non ci siamo preoccupati. Ci sembrava una cosa da nulla, da ladro di polli". Lo ha detto in aula in Tribunale a Roma Andrea Varriale, il collega carabiniere di Mario Cerciello Rega la notte del 26 luglio scorso quando Cerciello morì sotto le coltellate di Finnegan Elder, durante una nuova udienza del processo che vede molto imputato anche il californiano Gabriel Natale Hjorth.

"A Trastevere sono molte le fregature che vengono fatte a chi cerca droga - ha aggiunto -. Quella ci sembrò una ‘sola’ e la pasticca trovata a piazza Mastai era palesemente tachipirina. Non mi sembrava una estorsione fatta da veri criminali, ci sembrava una cosa da ladri di polli".

"Mario Cerciello Rega era sempre in prima linea. Per noi era un maestro. Aveva occhio per la strada. Alcune delle nostre indagini sono partite proprio da sue intuizioni, era il più esperto di tutti", ha detto ancora. "Cerciello non era assolutamente un violento e io ho imparato tantissimo da lui. Il nostro approccio in questi interventi è stato sempre pacifico. Mario mi diceva sempre 'la tranquillità va anche comprata, vuoi mangiare, vuoi un pacchetto di sigarette?', era un modo per 'accattivarsi' l'arrestato - ha continuato Varriale - Mario era amato e stimato nel nostro ambiente e anche dalla popolazione. Nei giorni della morte di Mario, migliaia di persone, al funerale. Noi non facciamo sconti, ma la gente apprezza l’onestà".

"Mentre uscivo ed entravo dagli uffici di via In Selci, ho visto Natale seduto su una sedia, ammanettato con le mani dietro la schiena e bendato. Quando l'ho visto a me ha sorpreso, non avevo mai visto un arrestato trattenuto in questo modo. Mi è parsa una cosa molto strana", ha detto ancora Varriale, aggiungendo: "Intorno a me c'erano tanti superiori. Era una situazione aperta. Io ero l'ultima ruota del carro".

"Ho iniziato a registrare il video di Natale Hjort bendato perché volevo associare la voce al volto e così gli ho fatto qualche domanda: 'dov'era la felpa rossa o cose così'. Non ho avuto alcuna risposta ma mi ha detto cose senza senso, 'che cambia, a che serve'" ha spiegato Varriale in aula. "Ho spento il video e sono corso a farlo presente ai miei superiori. Abbiamo sentito le registrazioni acquisiste da whatsapp e poi il video. Non l'ho diffuso a nessuno. E' rimasto sul mio cellulare" ha proseguito il carabiniere. "Non sapevo assolutamente del fatto che era uscita sui media la fotografia dell'arrestato bendato - ha spiegato Varriale- Le indagini dell'Arma su questo sono iniziate subito. Il 28 luglio fui chiamato dal comandante di Compagnia di allora il Maggiore Aniello Schettino. Incontrai il colonnello Petti, allora comandante del gruppo Roma, in un colloquio informale con lui, dissi che non avevo fatto io la fotografia. Commisi un errore stupido, quello di dire che avevo la pistola con me e che l'avevo consegnata al mio comandante di stazione in ospedale. Ma tanto ormai - a tanti colleghi già avevo detto che non l'avevo. Ho commesso una leggerezza".

Successivamente c'è stato un duro intervento dell’avvocato Renato Borzone, difensore di Finnegan Elder, contro la presidente della Prima Corte d’Assise, Marina Finiti. "Mi appello alla Convenzione dei diritti dell’uomo, è come se voi giudici aveste già preso la vostra decisione. Ogni volta che faccio una domanda scatta il pronto soccorso nei confronti del teste", ha detto il legale. La presidente ha interrotto l’udienza per 5 minuti.

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