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Omicidio Fortuna, la testimonianza choc: "Costrette a vedere genitori fare sesso"

20 dicembre 2016 | 17.18
LETTURA: 4 minuti

Nella foto la piccola Fortuna (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Nella foto la piccola Fortuna (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Raimondo Caputo faceva "fare e vedere" alla figlia più piccola della compagna "anche cose da adulta". E' quanto raccontato dalla bimba ai responsabili della casa famiglia nella quale è ospitata con le sorelle. A riferirlo, sentita come teste nel processo sulla morte di Fortuna Loffredo, una delle psicologhe della casa famiglia.

Presenti in aula entrambi gli imputati, Raimondo Caputo per omicidio e violenza sessuale, e Marianna Fabozzi, che avrebbe coperto le violenze sulle sue figlie. La bimba di 3 anni e mezzo al suo ingresso in comunità, ha raccontato la teste in un passaggio particolarmente delicato, "aveva la tendenza a strusciarsi su pupazzi, sedendosi sopra a cavalcioni, o contro i bordi del letto. Poi, nel corso della sua permanenza in comunità è venuta fuori la figura di 'Titò' come persona che le faceva fare anche cose da adulta. Ha raccontato di aver visto a casa film in cui una signora si mette sulle gambe di un uomo e si struscia, poi ci ha detto di averlo visto fare ai genitori. Poi di averlo subito dal padre".

Anche nella sorella maggiore sono stati osservati "comportamenti sessualizzati" anomali per una bambina della sua età, con sfregamenti delle parti intime quando era sola in stanza. In un caso è stata notata in camera in una posizione ambigua con un'altra bambina. "Da allora abbiamo deciso che le porte delle stanze devono restare aperte", ha spiegato la teste.

Disegni con forme falliche, racconti di molestie sessuali prima accennati subiti da 'Titò', a volte chiamato 'il ragno' o addirittura 'il mostro', sono diventati sempre più espliciti, ha spiegato ancora una delle responsabili della casa famiglia.

In particolare la più piccola, entrata in casa famiglia a 3 anni, rifiutava di farsi lavare con reazioni disperate e aggressive, pur essendo delle tre quella più gioviale e allegra. Col tempo, acquisendo fiducia, ha iniziato a raccontare le molestie subite.

La teste ha riferito anche dei disegni fatti dalla bimba a scuola, nei quali, ritraendo il padre, lo disegnava con una forma fallica al posto del volto mentre la madre aveva "braccia che sembravano artigli". La sorella maggiore, invece, tendeva a proteggere la famiglia e a raccontare "un ambiente familiare idealizzato nel quale andava tutto bene". Tra l'altro esercitava una sorta di "controllo" sulle due sorelline, vigilando su eventuali racconti che potessero compromettere i genitori. Anche lei però col tempo è riuscita ad aprirsi, in particolare "dopo la sospensione delle visite in casa famiglia da parte dei familiari", fino a raccontare le molestie subite. La seconda figlia, apparentemente allegra e serena, nascondeva il dolore "dissociandosi momentaneamente". In un caso, mentre la sorellina piccola veniva spogliata per essere cambiata d'abito, "si è assentata per circa venti secondi, con lo sguardo perso nel vuoto".

"Non ho mai fatto abusi, ho figli grandi, sposati, ho cresciuto una bimba che non era mia figlia", ha detto in aula Caputo, che al termine dell'udienza ha rilasciato dichiarazioni spontanee. L'uomo ha inoltre ribadito ai giudici che, quando Fortuna cadde dal palazzo del Parco Verde di Caivano (Napoli) la mattina del 24 giugno 2014, lui si trovava in strada, con la bicicletta. "Quando la bambina è caduta giù - ha aggiunto - io ero giù al palazzo con la bicicletta, la madre lo sa bene, mi ha visto e io l'ho vista che mangiava una pizzetta".

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