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Omicidio Loris: dall'allarme scomparsa all'incidente, la versione di Veronica

03 dicembre 2015 | 15.49
LETTURA: 3 minuti

Sì a rito abbreviato per la Panarello

Veronica Panarello (Infophoto) - INFOPHOTO
Veronica Panarello (Infophoto) - INFOPHOTO

Rito abbreviato subordinato a perizia psichiatria per Veronica Panarello, accusata dell'omicidio del figlio Loris, il bimbo di otto anni trovato morto un anno fa in un canalone nelle campagne di Santa Croce Camerina, nel ragusano.

La donna è accusata di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere ma lei ha sempre negato di aver ucciso il figlio. Anche se su quel maledetto 29 novembre 2014, pochi giorni fa, ha cambiato versione. Dopo aver per mesi sostenuto di aver accompagnato il figlio a scuola, nonostante le decine di telecamere dislocate in paese non avessero registrato alcunché, da Veronica Panarello è arrivata un'altra verità.

"Quella mattina il bambino io non l'ho accompagnato a scuola ma non l'ho ammazzato io. Ho un buco, mi ricordo solo questo non ti basta? Ora stammi vicino...", racconta al marito Davide Stival in un colloquio nel carcere di Agrigento. Piano piano vengono fuori altri pezzi di ricordi fino ad arrivare all'''incidente''.

''Si è strangolato mentre stava giocando in casa, da solo, con delle fascette elettriche'', dice Panarello ai magistrati. Al momento della tragedia lei non c'era perché stava accompagnando a scuola il figlio più piccolo. Al ritorno a casa la tragica scoperta: a terra il corpo senza vita di Loris. Tenta invano di salvarlo, poi, convinta che nessuno le avrebbe mai creduto, scatta il panico. Da sola e senza alcun complice, decide di portare il corpo del piccolo nel canalone di contrada 'Mulino Vecchio' e buttato lo zainetto sulla strada verso Donnafugata.

Una ''lucidissima assassina'' l'ha definita il Tribunale del Riesame negando a febbraio la sua scarcerazione. Fu lei quel sabato mattina a dare l'allarme della scomparsa del bambino, in terza elementare all'istituto 'Falcone e Borsellino'. Da subito però fornisce diverse versioni degli ultimi spostamenti con il figlio e i 'buchi neri' non convincono gli investigatori. Verso le cinque del pomeriggio ogni speranza finisce: il corpo del bambino viene ritrovato in un canalone di scolo. E' senza slip e con i pantaloni slacciati. Anche se da un primo esame autoptico, sembra non avere subito abusi sessuali. La morte, secondo l'autopsia, è avvenuta per strangolamento con una fascetta di plastica. A fare ritrovare il corpicino è Orazio Fidone, 65 anni, ex impiegato dell'Enel e cacciatore per passione che come ''atto dovuto'' viene iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di sequestro di persona e omicidio volontario.

La versione della madre inizia a scricchiolare sempre di più con il passare dei giorni. Gli orari indicati dalla donna non combaciano con quelli delle telecamere viste e riviste dagli investigatori. Nessuna immagine di Loris viene registrata dalle telecamere mentre la macchina di Veronica viene immortalata nella zona del Mulino vecchio.

La sera dell'8 dicembre arriva la svolta: Veronica Panarello viene portata in questura e arrestata con l'accusa di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere. Per lei si aprono le porte del carcere di Catania prima e Agrigento poi.

Non potrà esserci al funerale del figlio in quel 18 dicembre a Santa Croce di Camerina. A portare la bara bianca sarà il padre Davide, autotrasportatore e oggi dipendente nel comune di Vittoria. Ma davanti alla chiesa di San Giovanni Battista ci sarà una corona a forma di cuore, con fiori a comporre la scritta 'Loris' e un nastro bianco su cui campeggia solo 'mamma Veronica'.

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