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Omicidio Meredith: Sollecito, fatti molti errori, pressioni da inquirenti

05 febbraio 2015 | 18.48
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Nelle indagini sull'omicidio di Meredith Kercher "sono stati fatti un sacco di errori". E, ancora, "ho subito pressioni incalzanti dagli inquirenti, mi hanno fatto minacce, dicendomi che non sarei mai più uscito dal carcere e che mi ero messo in un brutto guaio, sono stato sottoposto a 15 ore di interrogatori". A parlare, nella puntata di 'Porta a Porta' in onda questa sera su Raiuno, è Raffaele Sollecito, condannato a 25 anni di carcere dalla Corte d'Assise d'Appello di Firenze, insieme ad Amanda Knox, condannata a 28 anni, dopo che la Cassazione aveva annullato la sentenza di assoluzione emessa in secondo grado dai giudici di Perugia. Il ricorso presentato dalle difese approderà in Cassazione il 25 marzo.

Sollecito chiede "giustizia". "Si potrebbero sapere oggi cose che gli inquirenti non hanno mai voluto approfondire - aggiunge - Io non c'entro nulla". Oltre a continuare a proclamarsi innocente, Raffaele, che oggi dice di aver trovato un lavoro a progetto come ingegnere informatico, continua a credere nell'innocenza di Amanda.

"Io non credo che Amanda abbia ucciso Meredith", anche perché, aggiunge, "mi sarei accorto di qualcosa". In ogni caso, ribadisce Sollecito, "non posso rispondere di quanto le viene contestato".

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