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Omicidio Mollicone, i giorni delle ricerche: in aula le testimonianze dei carabinieri

11 febbraio 2022 | 21.53
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Omicidio Mollicone, i giorni delle ricerche: in aula le testimonianze dei carabinieri

(dall'inviata Giorgia Sodaro) Davanti alla Corte d'Assise del Tribunale di Cassino, nel corso del processo per l'omicidio di Serena Mollicone, oggi le deposizioni dei carabinieri in servizio all'epoca del delitto, che hanno avuto contatti con la caserma di Arce e con il maresciallo Franco Mottola: i testimoni hanno ricostruito alcuni momenti compresi tra il 1 giugno 2001, il giorno in cui Serena Mollicone scomparve, e il 3, quando fu trovata morta.

Il primo a parlare è stato il maresciallo Rocco Pagliaroli, che la mattina del 1 giugno vide il maresciallo Franco Mottola, che nel processo è imputato insieme al figlio Marco, alla moglie Annamaria e al maresciallo Vincenzo Quatrale per concorso in omicidio. "La mattina del 1 giugno, insieme a Cuomo, alle 6.55 abbiamo prelevato il maresciallo Mottola per accompagnarlo alle prove della festa dell'Arma", racconta spiegando che a ritorno, "alle 10 circa lo abbiamo lasciato in caserma ad Arce e alle 10.30 siamo tornati alla stazione di San Giovanni Incarico", stazione che a sua detta non venne coinvolta nelle indagini.

A seguire la deposizione di Emilio Cuomo, l'appuntato dei Carabinieri in servizio alla stazione di San Giovanni Incarico all'epoca del delitto, che ha ricostruito invece la sera del 1 giugno, fornendo un'informazione importante: "Santino Tuzi non mi disse di aver visto Serena entrare in caserma quella mattina". Con il brigadiere Tuzi, Cuomo fece un servizio proprio la sera del 1 giugno. "Ad Arce siamo andati verso le 00.30 e davanti alla caserma c'erano delle persone che avevano bisogno di aiuto - dice in udienza - Erano due uomini che Tuzi conosceva, mi disse che erano i fratelli Antonio e Guglielmo Mollicone".

il lungo esame per l'appuntato Venticinque considerato teste chiave

"Ci dissero che non riuscivano a rintracciare Serena e che nessuno ne aveva notizie - aggiunge - mentre parlavamo con loro fece rientro il maresciallo Mottola, a bordo di una lancia K blu, parcheggio' la macchina e venne verso di noi. Tuzi riferì a Mottola il problema dei Mollicone". Più tardi Tuzi e Cuomo, secondo il racconto del teste, andarono a portare un plico alla centrale di Pontecorvo per estendere le ricerche a livello nazionale e alle 2.30 tornarono ad Arce. Su Tuzi, Cuomo aggiunge: "Mi apparve tranquillo, non preoccupato, pensò a una marachella di ragazzi".

Lunghissimo l'esame dell'appuntato Ernesto Venticinque, considerato un teste chiave, che, incalzato dalla pm Beatrice Siravo, spesso risponde 'non ricordo' e altre volte 'mi sembra' non confermando in diverse occasioni le dichiarazioni contenute nei verbali di sommarie informazioni del 2018 e di anni precedenti. Sulla mattina del 2 giugno, giorno dopo la scomparsa di Serena, Venticinque racconta: "Il 1 giugno ero a riposo mentre sabato 2 sono stato in servizio dalle 16 alle 22 con l'appuntato Di Feola. Il servizio era mirato alle ricerche di Serena Mollicone che facemmo con il comandante e alcuni volontari".

"Siamo andati al bar Chioppetelle, non ricordo chi mi ci ha mandato o se prelevammo Mottola, quello di cui sono sicuro è che al bar c'era anche il maresciallo Mottola che ci disse che dovevamo cercare una macchina rossa - ha aggiunto - Era Mottola che aveva informazioni più precise, io non avevo nessuna notizia utile". Quanto alla Lancia y bianca, Venticinque sottolinea che si cercò tempo dopo e non in quei giorni. L'appuntato dei carabinieri racconta anche del 3 giugno, quando arrivò la segnalazione del ritrovamento del corpo di Serena nel bosco dell'Anitrella e dice: "Siamo scesi in una stradina e Mottola mettendosi le mani in testa disse 'che gli hanno fatto'". (segue)

Venticinque, 'non lessi annotazione ma firmai, mi fidavo'

Sull'annotazione di pg relativa alle ricerche del 2 giugno 2001, Venticinque spiega di averla firmata 25 giorni dopo, ovvero "il 27 giugno", perché nel periodo successivo fece solo servizi esterni. E sui contenuti di quell'annotazione aggiunge: "Ho firmato senza leggere, questa è la verità. Mi fidavo, la caserma era la mia seconda famiglia". Infine incalzato sulle dichiarazioni del maresciallo Gaetano Evangelista, che nel 2004 diventò comandante della stazione di Arce e diede nuovo impulso alle indagini sul caso, replica: "Non ho mai detto che bisognava indagare in caserma. Non ho mai pensato che le indagini dovessero ripartire da lì. Sono pronto a fare un confronto con il maresciallo Evangelista". ''Lui mi portò un verbale su una discoteca, dove c'erao una serie di assuntori - precisa - E mi disse qui dentro c'è l'omicidio di Serena Mollicone. Da lì partirono le indagini''. Quello che invece posso confermare, continua, è che "quando abbiamo riaperto le indagini ci siamo accorti del comportamento strano di Suprano e di Tuzi".

Rispondendo poi a una domanda della pm Beatrice Siravo, Venticinque conferma che ''Marco Mottola fumava qualche spinello ma non era lo spacciatore di Arce" aggiungendo di essere a conoscenza del fatto che "facesse uso anche di cocaina". L'appuntato racconta un episodio particolare: "Mi ricordo che fermammo una macchina con tre ragazzi, uno di loro uscì e buttò un involucro che conteneva hashish. Seduto dietro c'era Marco Mottola e così li portai in caserma, lasciandoli tutti e tre dal maresciallo Mottola. Ricordo che lui tirò un pugno sul tavolo dicendo 'da qui me ne devo andare'''.

Infine nel corso della sua deposizione anche l'appuntato Giuseppe Di Feola, sempre rispondendo alle domande della pm, dice di non aver visto Serena Mollicone in caserma. La 18enne di Arce, scomparve il 1 giugno 2001 e il suo corpo fu trovato il 3 giugno in un bosco ad Anitrella. Nel processo oltre alla famiglia Mottola e al maresciallo Vincenzo Quatrale, accusati di concorso nell'omicidio (Quatrale, inoltre, è accusato di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi) è imputato l'appuntato Francesco Suprano, accusato di favoreggiamento.

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