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Siria, allarme Onu: "Decine di migliaia in fuga"

10 ottobre 2019 | 18.36
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L'Agenzia Nazioni Unite per i Rifugiati chiede di rispettare il diritto umanitario internazionale. Di Maio convoca ambasciatore turco. La minaccia di Erdogan. Macron: "Rischio umanitario"

(AFP)
(AFP)

L'escalation del conflitto nel nord della Siria rischia di causare ulteriori sofferenze umane e nuovi esodi in quella che è già la più grande crisi di movimento forzato di popolazioni al mondo. Decine di migliaia di civili si stanno spostando per fuggire ai combattimenti e cercare salvezza. Lo denuncia l'Unhcr, l'Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che chiede alle parti di rispettare il diritto umanitario internazionale, anche garantendo accesso alle agenzie umanitarie.

"Centinaia di migliaia di civili nella Siria settentrionale sono ora in pericolo. I cittadini e le infrastrutture civili non devono rappresentare un bersaglio" ha detto l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Filippo Grandi. La situazione di coloro che sono stati coinvolti nei combattimenti è aggravata dalle temperature più basse in tutta la regione a causa dell’avvicinarsi della stagione invernale.

L'Unhcr sottolinea l'urgenza di avere libero accesso umanitario per poter raggiungere chi è stato costretto alla fuga e assisterli ovunque sia necessario. Le organizzazioni umanitarie devono poter continuare a svolgere il loro lavoro fondamentale in Siria. L'agenzia dell'Onu ribadisce inoltre che qualsiasi ritorno dei rifugiati in Siria deve essere volontario, dignitoso e avvenire in sicurezza. Spetta ai rifugiati decidere se e quando desiderano tornare in Siria.

Dopo otto anni di conflitto, la Siria rappresenta la più grande crisi di rifugiati al mondo con 5,6 milioni di siriani che vivono come rifugiati nella regione. La Turchia ne ospita più di 3,6 milioni, il che la rende il Paese che ospita più rifugiati al mondo. Inoltre più di 6,2 milioni di persone sono sfollate all'interno della Siria, secondo le stime delle Nazioni Unite. L'Unhcr, si ricorda in una nota, sostiene i rifugiati siriani, gli sfollati interni e i Paesi ospitanti dall'inizio della crisi nel 2011 e continuerà a fornire protezione e assistenza salvavita a chi ne ha bisogno, per la maggior parte donne e bambini.

NESSUNA RISOLUZIONE DELL'ONU - Intanto, Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu si è riunito a porte chiuse per discutere dell'invasione ma i membri non sono riusciti a trovare un accordo su una risoluzione. In effetti, vi erano poche aspettative che si potesse arrivare ad una road map internazionale per uscire dalla crisi nella riunione al Palazzo di Vetro, dove il Consiglio è diviso sulla questione. I Paesi europei hanno espresso la loro condanna e preoccupazione per un conflitto nella regione che potrebbe portare ad ulteriore instabilità, crisi umanitarie e nuovi flussi di rifugiati.

DI MAIO - Dall'Italia, a seguito delle iniziative militari turche nella Siria nord-orientale, il ministro degli Esteri Luigi di Maio ha disposto la convocazione alla Farnesina dell’ambasciatore della Turchia in Italia, riaffermando l’importanza della cessazione di ogni azione unilaterale e ribadendo che l’unica strada percorribile per una soluzione duratura alla crisi siriana è rappresentata dal processo politico in corso sotto gli auspici delle Nazioni Unite.

MOSCA - La Russia chiede intanto che la crisi "si normalizzi il prima possibile, prima di tutto in nome del rispetto del principio della sovranità del paese e della sua integrità territoriale". Russia e Turchia mantengono contatti regolari, anche fra militari, sull'operazione lanciata da Ankara, ha detto il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ricordando che Mosca "intende promuovere un dialogo fra Damasco e Ankara e anche con le organizzazioni curde".

PARIGI - Si fa sentire anche Parigi. "L'azione della Turchia fa correre un rischio umanitario a milioni di persone" scrive il presidente francese Emmanuel Macron in un tweet in cui ribadisce la sua "ferma condanna dell'offensiva militare unilaterale che in corso in Siria". E torna a chiedere "alla Turchia di mettervi fine al più presto possibile".

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