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Opera di Roma, i coristi: "Non accettiamo l'esternalizzazione. Occuperemo il teatro"

03 ottobre 2014 | 15.06
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Una quarantina di lavoratori del circolo Sel della fondazione lirica capitolina in piazza del Campidoglio contro la decisione del licenziamento collettivo di coro e orchestra. Zingaretti: "Non mandiamo la gente a casa". Il 'melomane' Cofferati: "I vertici dell'Opera si assumano le loro responsabilità"

La protesta in piazza del Campidoglio
La protesta in piazza del Campidoglio

All'indomani della decisione del licenziamento collettivo di coro e orchestra del Teatro dell'Opera di Roma, una quarantina di lavoratori del circolo Sel del teatro romano manifestano il loro dissenso in piazza del Campidoglio. "Il motivo della protesta è che noi non accettiamo l'esternalizzazione dell'orchestra e del coro. Non è trattabile", dice Maurizio Scavone, artista del coro del teatro romano, tra coloro scesi in piazza. "L'appello al sindaco è quello di dimezzarci - aggiunge - Altrimenti noi procederemo all'occupazione come è successo al Valle".

Alla protesta, insieme ai coristi, c'è anche la consigliera di Sel Imma Battaglia che si dice "indignata" per quanto accaduto: "Sono allucinata. Il licenziamento collettivo del coro e dell'orchestra del Teatro dell'Opera di Roma, è la fine della democrazia, del pensiero di sinistra. Dopo il teatro Valle occupiamo anche gli spazi del Teatro dell'Opera di Roma". Quello che è successo "non è stato un atto d'amore ma un omicidio", aggiunge Stefano Canettieri, responsabile del circolo Sel al Teatro dell'Opera. Domani pomeriggio ci sarà un'altra protesta in piazza santissimi Apostoli al fianco di Nichi Vendola e Pippo Civati.

"Valuteremo la possibilità d'impugnare le decisioni del Cda in sede legale, oltre che sindacale. La scelta assunta non è certo la soluzione per un teatro che, solo fino a pochi mesi fa, era ritenuto uno dei migliori del mondo sotto la guida del maestro Muti", afferma all'Adnkronos Pasquale Faillaci della Rsa Cgil del Teatro dell'Opera ritenendo che le decisioni prese rappresentano "il fallimento culturale dell'Istituzione, cioè della missione dei teatri".

Dello stesso avviso Mario Bertone segretario generale della Cisl di Roma e del Lazio: "Il sindaco Ignazio Marino sa solo licenziare. Da quando è arrivato tutti i suoi atteggiamenti e tutte le sue decisioni sono contrarie al lavoro e ai lavoratori. Questa del Teatro dell'Opera però non gliela faremo passare".

Francesco Melis baritono nel coro del teatro romano e delegato territoriale della Uil guarda al tavolo che necessariamente dovrà aprirsi per i licenziamenti all'Opera: "Speriamo in un tavolo senza chiusure, dove prevalga il buon senso".

Prima della protesta era intervenuto il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti sottolineando che "non c'è nessuna volontà di chiudere il Teatro dell'Opera né tantomeno di lasciare qualcuno a casa. Al contrario, rispetto a una situazione drammatica e alla concreta ipotesi del fallimento, la scelta è quella di rilanciare l'Opera rifondando il sistema delle relazioni e utilizzando un nuovo modo di lavorare che non intacchi gli artisti e i lavoratori". Anzi, "nelle condizioni date, è necessario dare a tutti una nuova speranza fondata sul rilancio del Teatro", ha spiegato Zingaretti.

L'assessore alla Cultura di Roma Capitale Giovanna Marinelli ha precisato: "per comprendere cosa sta succedendo al Teatro dell'Opera bisogna partire da una dato di realtà: gli sforzi compiuti nel corso di quest’anno per il risanamento dei conti e per il rilancio (si partiva da un buco di 12 milioni) rischiavano di essere compromessi da una situazione di conflittualità e instabilità che è arrivata a determinare la rinuncia del maestro Muti alla direzione di due allestimenti chiave per la stagione 2014-15, e ai danni gravissimi (economici e di immagine) che questa situazione ha provocato". Il rischio, ha continuato Marinelli, "era quello della chiusura integrale, del licenziamento di tutti, della rinuncia ad avere un'Opera a Roma". Di conseguenza è stata fatta una scelta "certamente difficile ma è l'unica che possa far superare questi scogli e l'unica capace di mostrare una via di rilancio per il teatro".

Parole che non sono servite a frenare le polemiche. "Marino se ne deve andare subito", dice Maurizio Gasparri (Fi). Roma "è ridotta a un girone dell'inferno. La vicenda del Teatro dell'Opera è inquietante. Ed è solo l'ultima folle decisione". Gli fa eco Federico Rocca (Fdi-An): "A casa Marino e il Cda". Parla di decisione "folle" che "risponde però ad un ben preciso progetto politico" anche l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. "E' chiaro a tutti - sostiene Alemanno - che l'obiettivo dell'amministrazione Marino e di Fuortes è quello di trasformare il Teatro dell'Opera in un'istituzione di serie b". Intanto i dipendenti del Teatro Regio di Torino e la rsu della Fondazione esprimono solidarietà ai colleghi del teatro romano mettendo in luce la ''netta contrarietà al metodo seguito che colpisce i corpi artistici senza risolvere le cause principali della crisi del sistema lirico italiano''.

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