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Orfini contro minoranza dem: "Incredibile la minaccia di Vietnam contro il governo"

02 agosto 2015 | 14.14
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Orfini contro minoranza dem:

"Che alcuni senatori del mio partito minaccino il 'Vietnam parlamentare' contro il nostro governo a me pare incredibile. Ma forse sono strano io". Lo scrive su Twitter il presidente del Pd, Matteo Orfini.

"Trovo assurdo evocare nel Pd scenari da 'Vietnam' al Senato sulle riforme. Mi domando davvero fino a che punto possiamo arrivare tenendo toni e linguaggi del genere", dice il ministro per le Politiche agricole ed esponente del Pd Maurizio Martina. "Faccio un appello accorato -aggiunge- perché si fermi questo modo di animare il dibattito interno al Pd. Pluralismo e unità possono stare insieme ma occorre più senso di responsabilità. Discutere di come migliorare la riforma del Senato è un dovere. Farlo ricercando la massima unità nel Pd la nostra responsabilità. Ma vanno abbandonati questi toni assurdi che allontanano da noi tanti cittadini. I nostri elettori -conclude Martina- domandano unità e responsabilità. Non 'Vietnam' dentro il Pd".

"L'atteggiamento dei senatori del mio partito che ordiscono guerriglie strumentali, atte a bloccare il percorso delle riforme è di totale irresponsabilità: non è importante che sia il governo a farne le spese, ma che il Paese si blocchi ancora una volta per i veti di qualcuno", aggiunge Alessia Morani, vicecapogruppo del Pd alla Camera.

"Alcuni senatori del Pd espongono su alcuni quotidiani il loro programma di fine mandato. Promettono un 'Vietnam' parlamentare contro il loro partito ed il governo Renzi, per bloccare le riforme e ripartire da zero. Un progetto assai ambizioso: tornare al passato", dice poi il dem Andrea Marcucci, presidente della commissione Cultura del Senato.

Replica dalla minoranza - ''Si continua nel Pd su una china politicamente pericolosa. Prendendo a pretesto articoli o addirittura titoli anziché dichiarazioni, i soliti pretoriani dell'obbedire senza discutere si lanciano, nella solita successione preordinata, in polemiche prive di fondamento. Anziché discutere nel merito il documento proposto al segretario-premier e alle presidenze dei gruppi parlamentari da 25 senatori Pd, si inventano congiure, trappole, agguati''. Lo affermano i senatori del Pd Vannino Chiti e Maurizio Migliavacca. ''E' grave -aggiungono- che in questa schiera di volontari dell'intolleranza ci sia anche il presidente dell'Assemblea nazionale che avrebbe il dovere di garantire un pluralismo serio. La domanda allora e' questa: nel Pd attuale c'è spazio per chi abbia posizioni diverse su riforma della Costituzione, scuola, lavoro e welfare oppure e' un disturbo insopportabile, un delitto di lesa maestà? Noi vogliamo continuare restando al merito: e' questo il problema centrale. Ci si deve poter confrontare sulle proposte che legittimamente -tanto più per le modifiche alla Costituzione- ogni parlamentare ha il dovere, non solo il diritto, di avanzare". "Lealtà non è fedeltà acritica: su questo non siamo disposti ad accettare lezioni. Sollevare polveroni per evitare un confronto -concludono Chiti e Migliavacca- serve solo a dividere il Pd, tirando il sasso e nascondendo la mano. Finché si è in tempo si considerino le conseguenze di questo modo di fare politica''.

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