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Ospedali a misura di pazienti, cittadini votano l'umanità delle strutture

07 novembre 2014 | 15.11
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(Infophoto)
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(Adnkronos Salute) - Ospedali a misura di pazienti. Dall'accessibilità al comfort, dal rispetto della persona e della sua specificità attraverso processi di assistenza e organizzazione 'ad hoc', all'attenzione alla relazione umana e alla disponibilità di informazioni, semplificazione e trasparenza: le strutture italiane superano, in media, la sufficienza quanto a umanizzazione. E' quanto emerge dalla Ricerca presentata oggi a Roma dall'Agenas (Agenzia per i servizi sanuitari regionali) e dall'Agenzia di valutazione civica di Cittadinanzattiva, che ha coinvolto 287 strutture, 286 associazioni locali, 241 équipe e 594 cittadini in tutt'Italia.

Per la prima volta viene misurato il grado di umanizzazione delle strutture di ricovero pubbliche e private accreditate, attraverso i 'voti' dei cittadini e degli stessi operatori sanitari. Buoni i risultati ottenuti nelle 4 aree simbolo dell'umanizzazione delle cure: processi assistenziali e organizzativi orientati al rispetto e alla specificità della persona (6,45); accessibilità fisica, vivibilità e comfort dei luoghi di cura (6,93); accesso alle informazioni, semplificazione e trasparenza (6,13); cura della relazione con il paziente-cittadino (6,36). Questo in media, perché l'impegno per promuovere l'uminzzazione - si sottolinea - risulta maggiore in alcune aree e più debole in altre.

Resta molto da fare, per esempio, per la semplificazione delle modalità di prenotazione delle prestazioni: scarse le alternative per il pagamento del ticket fuori dall'ospedale, come farmacie, ricevitorie, casse automatiche in esercizi commerciali, uffici postali. Poco 'umani' gli orari dei pasti: quasi ovunque i pazienti fanno ormai colazione dopo le 7, ma rimane diffusa l'abitudine di distribuire la cena prima delle 19. Si può fare di più per umanizzare i pronto soccorso: sono dotati di sale d'attesa specifiche e più o meno confortevoli, ma sono sotto la sufficienza per la presenza di un display che informa in tempo reale sul numero di pazienti in attesa e della tv, ma anche di un servizio di accoglienza per i cittadini.

Secondo la ricerca, l'area debole quanto a umanizzazione è la 'cura della relazione con il paziente e con il cittadino': vanno potenziati la formazione e l'aggiornamento del personale, sia sanitario che di front office, sulla comunicazione e sulla relazione con chi varca la soglia della struttura sanitaria.

Non solo. Le strutture dovrebbero dedicare più attenzione alle persone di diversa cultura e provenienza (punteggio 5,81). I voti ottenuti sono alti per l'assistenza religiosa ai cattolici, per l'offerta di menù 'personalizzati' a seconda delle convinzioni etiche (vegetariani) o religiose (musulmani), per la presenza di interpreti e mediatori culturali. Male, invece, l'offerta di documentazione informativa multilingue, anche per il consenso informato e per chi arriva dall'estero avvalendosi dell'assistenza transfrontaliera.

L'impegno nel promuovere l'umanizzazione delle cure si evidenzia, invece, in particolare nell'attenzione alla condizione dei bambini in ospedale (7,53) e nella lotta alla sofferenza inutile (7,85). Molto buona - emerge dalla ricerca - l'accessibilità ai disabili motori, ma urgono Piani aziendali per l'eliminazione delle barriere sensoriali. Ancora poco tecnologiche le strutture: sono rari i sistemi di condivisione telematica dei dati clinici con i medici di famiglia e poco diffusa la possibilità di consultare online cartella clinica e referti di esami diagnostici strumentali.

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