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Ottant'anni e non sentirli, lunghi applausi per Maurizio Pollini a Santa Cecilia

08 febbraio 2022 | 12.58
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In una sala gremita all'Auditorium Parco della Musica il pianista milanese ha eseguito brani di Beethoven, Schumann e Chopin

Maurizio Pollini
Maurizio Pollini

Ottant'anni, non sentirli e non dimostrarli. Maurizio Pollini, che ha spento 80 candeline il 5 gennaio scorso, è tornato ieri sera all'Auditorium Parco della Musica di Roma in una Sala Santa Cecilia gremita per la Stagione di Musica da Camera dell'Accademia di Santa Cecilia, impaginando brani di Beethoven, Chopin e Schumann. Parterre de Roi per il grande pianista, accolto trionfalmente da lunghissimi applausi al termine del concerto e dopo il bis. Tra il pubblico c'erano esponenti del mondo della cultura, del giornalismo e della politica tra i quali Bruno Vespa, Corrado Augias con la figlia Natalia, il compositore Nicola Piovani, l'attrice Stefania Sandrelli, il senatore Luigi Zanda e il direttore di Rai Radio 3, Andrea Montanari.

Il concerto si è aperto con la 'Bagatella' op. 126 n. 3, che rappresenta il lato semplice del tardo stile di Ludwig van Beethoven, cui è seguita la complessa Sonata op. 101 in quattro parti, anch'essa del periodo tardo del compositore tedesco. Un brano che Pollini ha affrontato diverse volte, e che ad ogni esecuzione ha rivelato sempre nuovi approfondimenti. Di Pollini il collega violinista Salvatore Accardo disse: “Lui non suona mai per dimostrarti quanto è bravo, ma per farti sentire quanto è bella la musica che sta facendo”. La prima parte del concerto si è chiusa con la 'Fantasia op. 17' di Robert Schumann, un brano di ampie dimensioni (dura circa 30 minuti), scritto alla fine degli anni Trenta dell’'800, quando a Bonn si pensò di realizzare un monumento a Beethoven, cui Schumann voleva contribuire con i proventi di questo brano. Il monumento però fu realizzato solo nel 1845 grazie al contributo generoso di Franz Liszt cui, alla fine, il compositore tedesco dedicò il brano.

La seconda parte del concerto Pollini l'ha dedicata a Frédéric Chopin, del quale il pianista milanese ha per primo proposto una lettura più radicale e dialettica, meno decorativa: “Nella musica di Chopin, c’è un contrasto tra momenti di raptus, quasi di delirio, che forse sono all’origine di invenzioni folgoranti e invece la freddezza con cui perfezionava le sue opere. Elementi contrastanti che, uniti, spiegano il mistero di questa creazione unica. Per arrivare a interpretarlo, si dovrebbe cercare una sintesi tra la passionalità intensissima e la sua pruderie terribile. Detestava all’estremo ogni volgarità”, è il pensiero di Pollini, che ieri sera ha proposto la Mazurca in do minore op. 56 n. 3, la Barcarola in fa diesis maggiore op. 60, la Ballata n. 4 in fa minore op. 52 e lo Scherzo n. 1 in si minore op. 20. E ai lunghi applausi finali del pubblico, Pollini ha risposto con un bis, un altro brano del suo amato Chopin, la Ballata n. 1 op. 23 in Sol minore.

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