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Ambiente: Overshoot Day, il 1 agosto esaurite le risorse del Pianeta

31 luglio 2018 | 11.11
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L’umanità utilizza risorse naturali più velocemente di quanto gli ecosistemi della Terra siano in grado di rigenerare: il 1 agosto 2018, secondo gli esperti del Global Footprint Network avremo consumato le risorse naturali che il nostro Pianeta è in grado di rigenerare in un anno. E' l'Overshoot Day. E dal 2 agosto, staremo simbolicamente erodendo il capitale naturale del pianeta.

"In pratica è come se stessimo usando 1,7 Terre - spiega Gianfranco Bologna, direttore scientifico di Wwf Italia - Secondo i calcoli del Global Footprint Network il nostro mondo è andato in overshoot nel 1970 e da allora il giorno del sovrasfruttamento è caduto sempre più presto. Il deterioramento dello stato di salute degli ecosistemi e della biodiversità presenti sulla Terra continua a crescere".

Allo stato attuale, "il degrado dei suoli della Terra dovuto all’impatto umano sta esercitando un ruolo fortemente negativo sul benessere umano, in particolare per almeno 3,2 miliardi di individui e sta contribuendo alla sesta estinzione di massa della ricchezza di biodiversità della Terra", sottolinea Bologna.

Il costo complessivo di questo degrado, causato dalla perdita di biodiversità e dei servizi ecosistemici, viene valutato in più del 10% del prodotto lordo mondiale. Al 2014, più di 1,5 miliardi di ettari di ambienti naturali sono stati convertiti in aree coltivate. Oggi meno del 25% della superficie complessiva delle terre emerse del nostro pianeta sono in una situazione naturale. Secondo gli esperti si stima che, al 2050, questa quota potrebbe scendere al 10%, se non si agisce significativamente per invertire la tendenza attuale.

Nemmeno gli ecosistemi marini sono esenti dall’impatto dell’azione umana. Secondo lo studio “The Location and Protection Status of Earth’s Diminishing Marine Wilderness” pubblicato sulla rivista scientifica “Current Biology”, allo stato attuale solo il 13,2% (circa 55 milioni di kmq) di tutti gli oceani del mondo presenta una situazione naturale (la cosiddetta 'wilderness') e queste aree sono situate soprattutto nei mari aperti dell’emisfero meridionale e alle estreme latitudini.

Wwf ricorda che l’obiettivo di evitare, ridurre e invertire l’attuale degrado di suoli mondiali è prioritario per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (i 17 Sustainable Development Goals, SDGs) contenuti nell’Agenda 2030, approvata da tutti i Paesi del mondo nel settembre 2015. Per gli esperti dell’Ipbes (organismo che analizza la situazione dello stato della ricchezza della vita sulla Terra e indica proposte per invertire la rotta), il degrado del suolo, la perdita di biodiversità e il cambiamento climatico costituiscono tre facce della stessa medaglia, una sfida da risolvere con urgenza..

Nei prossimi trent’anni si stima che almeno 4 miliardi di persone vivranno in zone aride e i problemi del continuo degrado del suolo, con la perdita di biodiversità e gli effetti dei cambiamenti climatici, forzeranno a migrare una cifra molto varia, che potrebbe raggiungere fino ai 700 milioni di esseri umani.

Le prospettive per le attività agricole sono preoccupanti: la combinazione del degrado del suolo e del cambiamento climatico potrebbe condurre entro il 2050 da una media del 10% fino al 50%, in alcune regioni, di riduzione della produzione agricola. Ad aggravare la situazione, la crescita demografica: l’Africa ha oggi una popolazione di circa 1,25 miliardi di abitanti e nel 2050, secondo le previsioni dell’Onu, raggiungerà quasi 2,5 miliardi.

Per il Wwf, è urgente un piano globale per la difesa della biodiversità planetaria che costituisce la base fondamentale, il capitale naturale, della ricchezza e del benessere dell’umanità e quindi la necessaria garanzia per il futuro della nostra generazione e di quelle successive.

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