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Teatro: Ozpetek porta 'Mine Vaganti' all'Ambra Jovinelli di Roma

18 febbraio 2020 | 16.05
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Una scena di 'Mine Vaganti' (Foto di Romolo Eucalitto)
Una scena di 'Mine Vaganti' (Foto di Romolo Eucalitto)

"Ho dovuto lavorare per sottrazioni, lasciando quell’essenziale intrigante, attraente, umoristico. Ho tralasciato circostanze che mi piacevano tanto, ma quello che il cinema mostra, il teatro nasconde, e così ho sacrificato scene e ne ho inventate altre, anche per dare nuova linfa all’allestimento". Parola di Ferzan Ozpetek che racconta così la trasposizione teatrale del suo successo cinematografico 'Mine Vaganti'. Lo spettacolo, che segna anche il debutto nella regia di prosa di Ozpetek (in quella lirica si è già prodotto), sarà in scena da domani al Teatro Ambra Jovinelli di Roma con un cast che vede Francesco Pannofino, Paola Minaccioni, Arturo Muselli, Giorgio Marchesi e Caterina Vertova. Ad accompagnarli sulla scena Roberta Astuti, Sarah Falanga, Mimma Lovoi, Francesco Maggi, Luca Pantini, Edoardo Purgatori.

"Come trasporto i sentimenti, i momenti malinconici, le risate sul palcoscenico? Questa è stata la prima domanda che mi sono posto, e che mi ha portato un po’ di ansia, quando ha cominciato a prendere corpo l’ipotesi di teatralizzare Mine vaganti", racconta Ozpetek spiegando di avere cambiato anche l'ambientazione rispetto al film: "Ora una vicenda del genere non potrebbe reggere nel Salento, perciò l’ho ambientata in una cittadina tipo Gragnano o lì vicino. In un posto dove un coming out ancora susciterebbe scandalo. Rimane la famiglia Cantone, proprietaria di un grosso pastificio, con le sue radicate tradizioni culturali alto borghesi e un padre desideroso di lasciare in eredità la direzione dell’azienda ai due figli. Tutto precipita quando uno dei due si dichiara omosessuale, battendo sul tempo il minore tornato da Roma proprio per aprirsi ai suoi cari e vivere nella verità".

Ozpetek assicura che sarà uno spettacolo dai ritmi serrati: "A teatro non ci si dovrebbe mai annoiare - dice - Sono partito da questo per evitare che lo spettacolo fosse lento. Ho optato per un ritmo continuo, che non si ferma, anche durante il cambio delle scene. Qui c’è il merito di Luigi Ferrigno che si è inventato un gioco di movimenti con i tendaggi; anche le luci di Pasquale Mari fanno la loro parte, lo stesso per i costumi di Alessandro Lai, colorati e sgargianti. Ho realizzato una commedia che mi farebbe piacere andare a vedere a teatro, dove lo spettatore è parte integrante della messa in scena e interagisce con gli attori, che spesso recitano in platea come se fossero nella piazza del paese e verso cui guardano quando parlano. La piazza/pubblico è il cuore pulsante che scandisce i battiti della pièce", conclude il regista.

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