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P2, ex 007 Pazienza: "In Italia ce ne sono state mille, ridicolo definirla sovversiva"

11 marzo 2021 | 16.20
LETTURA: 3 minuti

Intervista dell'ex 007 all'Adnkronos

di Luca Rocca

“Ho davanti a me l’intervista che ho rilasciato a Repubblica il 23 gennaio del 1982. Già da lì si capisce cosa pensavo della P2: in Italia di P2 ce ne sono state mille, ognuno ha tirato l’acqua al proprio mulino. Licio Gelli è stato il più furbo di tutti, creando un’associazione che era segreta come il segreto di Pulcinella”. A dirlo all’AdnKronos, a 40 anni dalla scoperta della Loggia P2, è Francesco Pazienza, ex 007 al centro di molti misteri italiani e coinvolto in numerose vicende giudiziarie. “La P2 – spiega - ha rappresentato per l’Italia, in un certo periodo storico, una conglomerazione di interessi atlantici, era un’associazione anticomunista e sotto il vigile, non dico direzione, ma attenzione degli americani”.

Quanto alla sua presunta affiliazione alla Loggia P2, Pazienza sottolinea: “Pasquale Notarnicola, direttore della Prima divisone del Sismi, testimoniando a Bologna ha affermato ‘non mi risulta alcun contatto fra il dottor Pazienza e Licio Gelli’. Non solo. Se si va a leggere la sentenza del Banco Ambrosiano, ci si imbatte in questo estratto, ‘Pazienza non era mai in collaborazione con il Gelli, mai lo conobbe ed anzi forse non solo non è iscritto alla Loggia Propaganda 2, ma addirittura avversario dei relativi vertici con ciò ponendosi in contrasto con l’opinione dei giudici bolognesi chiamati a giudicare la calunnia’. Più chiaro di così!”.

Per Pazienza, dunque, quando nell’opinione pubblica si associa il suo nome alla P2, si tratta solo “una stronzata mastodontica”. Anche perché, spiega, “agli atti della Commissione P2, ovvero il sancta sanctorum, esiste un rapporto della Digos del 22 dicembre 1981, classificato segreto e poi decretato, contenente delle conversazioni telefoniche registrate fra Gelli, Umberto Ortolani e Bruno Tassan Din, cioè il vertice della P2, in cui dicono ‘ma chi cazzo è questo Pazienza, da dove è uscito fuori?’…”. Quanto al fatto che da 40 anni a questa parte dietro ogni mistero, ogni strage, ogni segreto spunti sempre l’ombra della P2, Pazienza spiega: “Non posso dire se si tratta di fiction o meno, perché io, carte alla mano, sono rientrato in Italia i primi mesi degli anni ’80, dopo aver vissuto 10 anni all’estero, e io sono abituato a parlare di cose che conosco e non di stronzate che si leggono sui giornali. Poi, si sa, l’Italia è un Paese in cui ad un certo momento bisogna scaricare tutto su qualcuno, e siccome sono tutti morti, adesso va bene così…”.

Subito dopo, sulle conclusioni delle Commissione d’Inchiesta sulla P2 presieduta da Tina Anselmi, Pazienza afferma: “Come tutte le cose, non sono completamente vere e non sono completamente non vere. Dentro c’è del vero e c’è del non vero. Come tutte le cose umane, e soprattutto le Commissioni parlamentari d’Inchiesta, non sono tutte cazzate e non sono tutte verità”. Infine, sul carattere “sovversivo” della P2, Pazienza chiosa: “Licio Gelli è morto straricco, e Gelli non aveva né arte né parte, non era un industriale né un finanziere. E allora come li ha fatti le decine e decine di miliardi? Li ha fatti col sistema italiano. Mi spiego: se uno ha vicino al letto una macchinetta che ogni mattina appena si sveglia gli dà 1 milione di euro, quello al risveglio dà una martellata alla macchinetta? Non esiste proprio, piuttosto preme il bottone per far uscire i soldi. Questo per dire che la storia della P2 come organizzazione sovversiva fa ridere. Sovversiva di che cosa? Di quel sistema politico italiano? In quel sistema politico la P2 ci prosperava. E non ci vuole un genio per capirlo”.

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