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P2, Occhetto: "Occupò forze armate, media e magistratura ma quarto livello mai indagato"

11 marzo 2021 | 17.12
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L'ultimo segretario Pci, nel 1981, fu membro della Bicamerale parlamentare di inchiesta sulla P2 guidata da Tina Anselmi

 - (FOTOGRAMMA/IPA)
- (FOTOGRAMMA/IPA)

Ad Anselmi "riconosco il grande merito di aver fronteggiato con formidabile cipiglio le sirene che volevano ridurre la P2 a un comitato d’affari", la Loggia di Gelli era "una struttura di potere alternativa al governo". Achille Occhetto, ultimo segretario del Pci, nel 1981 fu membro della Bicamerale parlamentare di inchiesta sulla P2, guidata dalla Dc, Tina Anselmi. "Ma certo - ammette - dopo il lavoro parlamentare non si è voluto indagare sul 'quarto livello', sullo 'Stato parallelo' intrecciato con la P2".

L'allora deputato del Pci riavvolge il nastro e racconta come "già la Commissione d'indagine, attiva fino all'84, chiarì che la P2 non era una 'associazione' 'nella quale si entrava esclusivamente per ottenere favori o fare carriera'. Anselmi - rende merito all'ex partigiana Occhetto - fece invece emergere, con una sapiente conduzione delle indagini, che si trattava di uno strumento per condizionare la politica, attraverso il controllo degli apparati più importanti dello Stato, come le forze armate e i media e la magistratura".

Occhetto sottolinea come non basta parlare di apparati deviati: "Visti i vari processi sulla criminalità organizzata, sulle stragi, sulla strategia della tensione, viene ancor più convalidata la tesi che non basta parlare di apparati deviati".

"Nella P2 e nelle trame delle stragi c’erano pezzi importanti dello Stato, uomini che comandavano i vertici degli apparati e dei servizi", cioè elementi interni, ai posti di comando.

"E poi - argomenta - non si è riflettuto abbastanza sulla circostanza che oltre agli atti delittuosi, dopo quegli atti ci sono stati i depistaggi, sarebbe ora di indagare e fare i processi ai depistaggi". Occhetto cita il caso Valpreda, l'anarchico accusato per Piazza Fontana: "Lui - ricorda il fondatore del Pds - è stato in carcere per moltissimi anni da cittadino innocente e nessuno ha pagato per questo delitto".

Anche la politica, i vertici della politica della prima Repubblica, furono coinvolti dalla vicenda della P2. Occhetto ricorda come "fu Mattarella, in una sua intervista del 2010, a dichiarare di credere che i leader 'intuissero' che sotto il tavolo, nascostamente, si muovessero presenze che cercavano di condizionare la vita delle istituzioni".

Lo stesso Mattarella spiegò che poiché i capi dei servizi facevano parte della P2, le informazioni sulla P2 non finivano sul tavolo delle Istituzioni democratiche. "Per questo io ritengo che non si può parlare solo di apparati deviati, siamo molto più vicini al vero se parliamo di 'strage di Stato'".

"Non possiamo non vedere che accanto ai politici che 'intuivano' c’erano altri, che pur intuendo, 'favorivano' i depistaggi", sottolinea Occhetto.

"Mattarella - aggiunge Occhetto - parlò di Moro, che aveva 'capito' che 'sottotraccia c’era qualcosa'. Qui tra 'intuire' e 'capire' c’è un salto di qualità che getta una luce sinistra sulle vere motivazioni dell’uccisione di Moro, che non sono attribuibili solo alle Br".

"Adesso sappiamo che vari processi - nei quali era sempre implicata la P2 - hanno messo in luce un 'sistema criminale integrato', un legame tra organizzazioni criminali per raggiungere obiettivi comuni, anche al servizio della politica. Sappiamo, anche, che l’Italia fu un vero e proprio laboratorio per sperimentare la strategia della tensione, strategia che fu possibile grazie alla collaborazione delle istituzioni politiche e militari italiane", accusa Occhetto.

Per Occhetto è un dato assodato che "la strategia della tensione fu resa possibile dalla connivenza e dalla complicità dei servizi italiani, dei gruppi neofascisti, delle forze armate italiane, delle istituzioni politiche italiane e da quelle imprenditoriali, ma soprattutto dalla P2 e dal ruolo determinate rivestito dalla Cia, che poté muoversi sul nostro territorio come se questo fosse un protettorato americano".

Occhetto ricorda il rammarico dell'Anselmi, perché non si volle proseguire il lavoro iniziato dalla Commissione: "Non si è voluto indagare sul quarto livello', o 'Stato parallelo', quel livello nascosto e superiore alla criminalità organizzata e alla massomafia in stretto o tangenziale legame con la P2".

Per andare fino in fondo, è il suggerimento finale di Occhetto, sarebbe opportuna una "inchiesta di indagine comparata dei dati emersi dai vari processi che coinvolgono la P2, la massomafia e l’insieme del 'sistema criminale integrato' in riferimento all’intervento nella politica italiana e alla stessa trattativa Stato-mafia".

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