Battaglia, il dipendente pubblico era un buon partito da sposare, oggi rischia l’indigenza.
“Di rivoluzionario nel decreto non c’è niente. Non si può parlare neanche di riforma della Pa, figuriamoci poi usare il termine rivoluzione. La politica vive di annunci, ma alla gente serve concretezza. Ciò che troviamo nel decreto sono cose che non cambiano il volto alla Pa, eccezion fatta per l’ attacco al sindacato con il dimezzamento dei permessi e dei distacchi sindacali, che è cosa invece di sostanza. Ma, ripeto, per la Pa non c’è niente che faccia parlare di rivoluzione”. Così, in un’intervista a ‘Italia Oggi’, il segretario generale della federazione Confsal-Unsa, Massimo Battaglia.
“La nostra categoria -fa notare- vede gente e famiglie allo stremo, ormai collocate sulla soglia di povertà. Il dipendente pubblico era un buon partito da sposare, oggi rischia l’indigenza. Chi non ha i risparmi di famiglia oggi non può pagare bollette e tasse e vede ingigantire la propria posizione debitoria e di insolvenza davanti ad una macchina pubblica sempre inclemente e che sa sfornare cartelle esattoriali e atti esecutivi con una facilità impressionante”.
“Per questo -sottolinea Massimo Battaglia- chiediamo subito il contratto e subito risorse per sbloccare gli stipendi. Non sono richieste di principio, che sarebbero in ogni caso legittime, ma stiamo parlando della vita concreta delle persone che il governo è chiamato a salvare”.