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Pa, stipendi d’oro per i docenti delle scuole per manager

23 maggio 2014 | 13.36
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Lauti compensi per i ‘prof’ delle scuole per la formazione dei dirigenti. Stipendio dimezzato a Marco Milanese, ex braccio destro di Giulio Tremonti, mentre l’ex vice ministro del Lavoro Michel Martone si deve accontentare di 49mila euro

L’ex viceministro del Lavoro, Michel Martone (foto Infophoto) - INFOPHOTO
L’ex viceministro del Lavoro, Michel Martone (foto Infophoto) - INFOPHOTO

Sono quasi tutti ex dirigenti di punta del Tesoro. E ora possono contare su lauti stipendi, per molti al tetto massimo previsto per i dirigenti pubblici di 240mila euro. Tra gli altri, Vincenzo Fortunato, ex capo di gabinetto di via XX Settembre, e Marco Pinto, suo ex vice. Ma anche Maurizio Leo, ex presidente della commissione di vigilanza sull’Anagrafe tributaria, e Marco Milanese, ex braccio destro di Giulio Tremonti. Sono tutti docenti della scuola superiore dell’Economia e delle Finanze, una delle scuole per la formazione dei dirigenti che oggi il premier Renzi e il ministro Madia hanno l’intenzione di accorpare in un’unica Scuola Nazionale dell’Amministrazione.

Le scuole sono attualmente affiliate a vari ministeri e la riforma pensata dal governo obbedisce all’esigenza di tagliare gli sprechi nella pubblica amministrazione in un’ottica di riorganizzazione. Un primo taglio, indipendente dall’azione di Renzi, ha riguardato proprio lo stipendio di Milanese, finito sotto i riflettori per le sue vicende giudiziarie. Assegnato al Dipartimento Scienze Tributarie, avvocato, è professore ordinario. Ma, da dicembre 2013, percepisce uno stipendio dimezzato, passato da 194.332 euro a 97.166 euro. Molto meno rispetto ad altri professori ordinari come lui, che arrivano al tetto massimo fissato per i top manager, e cioè 240 mila euro. Un assegno che spetta a Fortunato e Pinto, così come a Francesco Tomasone, che è anche prorettore e svolge le funzioni del rettore di cui la Sse è priva, con Giuseppe Pisauro, nominato di recente alla guida dell’ufficio parlamentare di bilancio, un nuova Autorità per la vigilanza dei conti pubblici.

Alla Sna invece, la scuola che dovrebbe accorpare tutte le altre, presieduta da Giovanni Tria, lavorano altri ‘nomi noti’. A insegnare diritto del Lavoro è Michel Martone, vice ministro del Lavoro nel governo Monti, assurto alle cronache per avere etichettato come “sfigati” gli universitari che si laureano dopo i 28 anni. Per questo incarico, in scadenza a giugno, si deve accontentare di 49.341 euro. Tra gli altri docenti figura anche Luigi Paganetto, ex presidente dell’Enea, che insegna Economia europea ed internazionale. Per lui sul piatto ci sono 100mila euro. Queste due scuole, la Sna e la Sse del Tesoro sono le uniche due ad avere un corpo docente strutturato con esperti di diverse materie.

Per quanto riguarda la Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno (Ssai), l’albo dei docenti è lunghissimo, ma non è in pianta stabile e dei compensi non vi è traccia su internet. Si tratta di un’area didattica sparpagliata in ogni angolo d’Italia e parcellizzata in un monte ore che in alcuni casi è molto limitato, come, per esempio, una sola di docenza richiesta a un giornalista o appena 2 ore al viceprefetto di Vibo Valentia. In pochi altri casi, invece, la mole di lavoro cresce: 482 assegnate a un esperto in comunicazione relazionale; 404 prestate dal presidente della scuola di specializzazione S3 Opus di Roma.

Tra le altre scuole che dovrebbero essere soppresse per esigenze di spending review anche l’Istituto Diplomatico Mario Toscano, che provvede alla formazione e al perfezionamento professionale di tutto il personale del ministero degli Affari Esteri. E il Centro di Formazione della Difesa che dipende dal ministero della Difesa dove i corsi sono gestiti, in qualità di responsabili e coordinatori, da funzionari tecnici e amministrativi. Infine, nelle slides presentate da Renzi, sui 44 punti della riforma, si ipotizza l’accorpamento della Scuola superiore di Statistica e di analisi sociali ed economiche diretta da Tommaso Di Fonzo. E’ una struttura interna all’istituto, che utilizza per i corsi di formazione solo ricercatori interni. La scuola, istituita dall’Istat il 15 settembre del 2011, si occupa di formazione della dirigenza amministrativa limitatamente alla cultura quantitativa, su richiesta della Sna. In questo caso, un eventuale accorpamento risulterebbe anomalo, una trasformazione diversa rispetto al coordinamento ipotizzato da un decreto legge del governo Monti che mira al riordino del sistema di reclutamento e formazione dei dipendenti pubblici e delle scuole pubbliche di formazione.

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