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Padoan: "Vigilanza poteva fare meglio ma ostacolata"

18 dicembre 2017 | 14.05
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Primo, la Vigilanza "poteva fare meglio" nelle crisi bancarie o, quantomeno, "è stata ostacolata". Secondo, "nessun ministro è stato mai autorizzato", anche perché "nessuna autorizzazione è stata mai richiesta", a occuparsi del dossier banche, mentre discussioni "avvenivano in modo molto continuo" con il premier, Renzi prima e Gentiloni poi. Sono due le indicazioni principali che arrivano al termine della lunga e articolata audizione in Commissione di inchiesta sulle banche del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Un'audizione segnata dal contraddittorio con i parlamentari e da diverse puntualizzazioni, rispetto a frasi prima pronunciate e poi ricontestualizzate.

E' in particolare il nodo della responsabilità delle Autorità di Vigilanza a impegnare di più il ministro. A partire dalla prima risposta, alla domanda diretta del presidente Pier Ferdinando Casini. "Il mio giudizio è che le autorità di vigilanza hanno dovuto affrontare una fase di transizione e il processo e' ancora in corso" e che a fronte della "sostanziale capacita' e gestione del sistema, non si possono escludere casi in cui, al netto di queste modifiche istituzionali, ci sono state responsabilità importanti a livello di singoli istituti". Parole che sono state in un primo momento interpretate da molti come riferite solo ai casi di mala gestio del management.

Poi sono arrivate risposte più chiare, che sembravano inequivocabili, alle domande dei parlamentari. La decisione di confermare Ignazio Visco alla guida di Bankitalia “è stata per dare una continuità istituzionale. Si è voluto dare un segnale di stabilità ai mercati", pur riconoscendo che “ci sono stati specifici casi in cui la Vigilanza poteva fare meglio, anche se in un contesto di fragilità dell'economia e di cambiamento del sistema'', dice il ministro. Per poi aggiungere, a precisa domanda su quali fossero i casi specifici: "ci sono casi sotto gli occhi tutti, per esempio nelle banche venete dove i fenomeni non sono spiegabili solo con la gravità della crisi e il cambiamento delle regole". Alla fine, però, è arrivata una ulteriore puntualizzazione: sulle banche venete, "quello che avevo in mente è che ci possono essere stati ostacoli nella vigilanza".

E se la posizione sulla Vigilanza si presta inevitabilmente a diverse interpretazioni, Padoan è sembrato più netto sull'altro tema caldo, quello del coinvolgimento di esponenti del suo Governo. Terreno insidioso per le polemiche sul presunto conflitto di interessi di Maria Elena Boschi. "Le discussioni a livello di governo sulle banche in difficoltà avvenivano in modo molto continuo tra me e il presidente del Consiglio”, dice, per poi aggiungere, sollecitato da diverse domande sugli incontri dei ministri con i vertici delle Autorità di Vigilanza e delle banche: “non ho mai autorizzato nessuno perché nessuno mi ha mai chiesto autorizzazioni”.

Un passaggio questo che viene ulteriormente puntualizzato in serata dal Tesoro, alla luce delle "interpretazioni strumentali, elaborate da più parti". Si ritiene opportuno precisare che la gestione delle crisi bancarie "è stata effettuata esclusivamente dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, in stretto coordinamento istituzionale con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Banca d'Italia". Richieste di autorizzazione come quelle ipotizzate nel corso dell'audizione, si aggiunge, "non sono plausibili e come ha risposto il Ministro Padoan non sono state formulate".

Da via XX Settembre è arrivata anche l'interpretazione autentica sul passaggio che riguarda Bankitalia e Consob. Per quanto riguarda il ruolo della vigilanza, il Ministro Padoan "ha chiarito nel corso dell'audizione che l'operato delle autorità si è svolto in condizioni di difficoltà oggettiva dovuta alla profonda recessione e in alcuni casi è plausibile che sia stata ostacolata da amministratori".

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