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Palermo, fiaccolata per dire no a chiusura punto nascita Petralia Sottana

16 gennaio 2016 | 08.12
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Un momento della fiaccolata
Un momento della fiaccolata

Centinaia di persone hanno partecipato ieri sera alla fiaccolata per dire no alla chiusura del punto nascita di Petralia Sottana (Palermo), previsto dal Piano di riordino della Sanità. In prima fila le puerpere e le mamma che, fidando il freddo della montagna, hanno sfilato per protestare contro la chiusura dell'unico punto nascita delle Madonie. L'appuntamento per la manifestazione denominata 'Pro ospedale e punto nascita' era nei pressi del bivio della Strada provinciale Petralia-Piano Battaglia. Un'iniziativa, promossa dal Comitato pro ospedale, nata a pochi giorni dalla chiusura del punto nascita. Avviata anche una petizione on line. Presenti ieri sera numerosi sindaci, con la fascia tricolore, il parroco di Petralia Sottana, associazioni e tanti, tantissimi cittadini dei centri madoniti, da Castelbuono a Castellana, da San Mauro Castelverde a Polizzi generosa. "Esprimiamo, come cittadini delle Madonie, la nostra protesta per il mancato riconoscimento da parte della ministra Beatrice Lorenzin, della deroga al fine el mantenimento del punto nascita presso l'ospedalle Madonna dell'Alto di Petralia Sottana", sostiene il Comitato pro ospedale.

I cittadini chiedono la riapertura della struttura e avanzano altre proposte, come la richiesta di attivare la guardia 24 ore su 24 completando anche l'ebventuale dotazione tecnica e implementando le unità organiche di ginecologi e ostetriche. Proprio ieri l'assessore del Comune di Alimena Mari Albanese, con delega alle Pari Opportunità, ha scritto una lettera al ministro Beatrice Lorenzin, per chiederle di ricevere a Roma una delegazione di donne madonite. “Le scrivo dalle Madonie. Dovrebbe venirci a trovare, caro ministro – ha scritto l’assessore Mari Albanese nella lettera – si accorgerebbe della bellezza e della complessità di questo fazzoletto di terra meraviglioso, tra le montagne e le colline. Borghi di una bellezza unica che agonizzano e muoiono ogni giorno a causa dello spopolamento, diretta conseguenza dell’emigrazione giovanile. Eppure ci sono tantissime famiglie che hanno scelto di resistere e di non abbandonare il nostro territorio. Famiglie alle quali sarà negata la possibilità di far nascere i propri figli a Petralia Sottana, nell’ospedale di “Madonna dell’Alto”. Quindi sulle Madonie si potrà morire soltanto, caro ministro? Non le sembra una negazione della speranza e del futuro?”.

“Le scrivo da donna – ha aggiunto l'assessore di Alimena nella lettera al Beatrice Lorenzin – prima che da assessore alla cultura e alle pari opportunità di Alimena, un piccolo comune madonita, una stella tra le altre stelle che costella il nostro comprensorio. E le scrivo a nome delle tante donne che oggi sentono in maniera prepotente la negazione di un diritto. Ovvero la scelta di far nascere i propri figli dove desiderano. Mi piacerebbe raccontarle i sentimenti delle tante madri, delle ragazze che ogni giorno lottano nella speranza di dare il proprio contributo per migliorare le condizioni culturali e sociali dei paesi in cui vivono, delle tante famiglie schiacciate dalla crisi, dalla mancanza di lavoro e di futuro. Anzi vorrei che lei potesse sentire queste storie semplici e di vita vissuta direttamente dalla viva voce di queste donne. La chiusura del punto nascita di Petralia Sottana non fa altro che allungare le distanze tra la vita reale e la politica. Uno scacco che suona tanto come una beffa per un’intera popolazione”.

Il Comitato, intanto, tramite uno dei suoi portavoce, Cinzia Di Vita, di avvocato di Petralia Sottana, annuncia intanto che "la protesta non si fermerà. Andremo avanti fino a quando non verrà riaperto il punto nascita di Petralia Sottana. Adesso si va incontro all'inverno e raggiungere gli ospedale più vicini diventa pericoloso per le strade ghiacciate e con la neve. Per una donna in stato di gravidanza ogni istante è prezioso. E la Costituzione sancisce il diritto alla salute uguale per tutti, non vogliamo essere cittadini di serie B...".

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