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Palombella (Uilm): "Più salario per tute blu o sarà sciopero"

13 settembre 2020 | 13.25
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"Gli aumenti di salario in questo triennio sono indispensabili non solo ai lavoratori ma all'economia stessa per la ripresa dei consumi e la fiducia", ammonisce il leader della Uilm

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Serve un sostanzioso aumento in busta paga per tutti i lavoratori; non farlo sarebbe una offesa a quanti hanno tenuto e stanno tenendo anche ora, in piedi il Paese. I lavoratori sono risorse, non solo costi, ed aumentare i salari significa investire sul futuro. E se il rinnovo non garantirà aumenti veri saremo costretti allo sciopero generale. Le imprese potranno dire di aver ingabbiato i sindacati ma per loro sarà soltanto un altro Harakiri. Il patto per la Fabbrica? E' la base di partenza ma può essere aggiornato allo tsunami che ha investito il Paese, in 2 anni è cambiato il mondo e sono cambiati anche 2 segretari generali e 1 presidente di Confindustria". Va diritto alla questione il leader Uilm, Rocco Palombella , conversando con l'Adnkronos sul delicato momento economico e sociale del Paese che vede sostanzialmente ancora al palo la stagione dei rinnovi contrattuali.

Una trattativa quella con Federmeccanica che riprenderà il 16 settembre prossimo; giusto il tempo di qualche round tattico poi la questione salariale ripiomberà sul tavolo, inevitabilmente. E quei 156 euro al mese lordi al III livello (l'8% in più rispetto a quel 3,2% in 3 anni previsto dall'indice Ipca) diventeranno l'oggetto di un braccio di ferro al momento dall'esito incerto.

"Quattro anni fa fummo gli unici a decidere con coraggio di rinnovare il più grande contratto industriale puntando soprattutto sul welfare contrattuale, sacrificando la partita salariale e riconoscendo incrementi minimi contrattuali ex post anziché ex ante. Venne chiamato contratto rivoluzionario ma portò ad aumenti in busta paga irrisori: 1,77 euro il primo anno; 15,99 euro il secondo; 14,34 euro il terzo anno e 12,65 il quarto. Dunque complessivamente non abbiamo superato i 50 euro contro quei 90 euro che erano state le stime condivise con Federmeccanica al momento della firma del rinnovo del 2016-2019. Può essere mai replicabile o da consolidare un sistema del genere?", si chiede Palombella per il quale bissare un modello simile equivarrebbe ad aumentare le buste paga nel prossimo trienni di 35 euro al massimo. "Insostenibile", attacca.

"Gli aumenti di salario in questo triennio sono indispensabili non solo ai lavoratori ma all'economia stessa per la ripresa dei consumi e la fiducia. Firmare i contratti, aumentare gli stipendi, sono investimenti sul futuro", ammonisce Palombella.

E la produttività? "La produttività non si aumenta sfruttando le persone ma si incrementa cercando di far funzionare l'organizzazione, le macchine...E poi, spiegatemi quali sono stati i risultati sulla produttività raggiunti a fronte degli aumenti minimi dello scorso triennio? Federmeccanica non è stata in grado di rispondermi", insiste ribadendo: "i lavoratori sono risorse non solo costi: le imprese dovrebbero dire, quanto investo nei salari? Se un'azienda fallisce non dipende dagli aumenti sui minimi contrattuali, che al contrario hanno degli effetti di ritorno straordinari", conclude non prima di aver rinnovato l'ammonimento: "Se Federmeccanica insisterà con il voler stabilire ex post l'aumento delle buste paga vorrà dire che ha deciso di mettere in discussione il sistema contrattuale del Rinnovamento e ci costringerà a imboccare la strada dello sciopero generale".

E Confindustria, che non ha di fatto sciolto né il nodo del contratto dei metalmeccanici e nemmeno quello che vede Federalimentare fuori dal tavolo dove si è firmato il rinnovo, "deve agevolare il confronto, non porre altri vincoli".

(di Alessandra Testorio)

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