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Pamela, Desmond: "Non sono stato a casa di Oseghale"

27 marzo 2019 | 15.00
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Ascoltato in aula, con l'aiuto di un'interprete, il nigeriano ha negato la versione di un teste che aveva detto di sapere che il giorno della morte della 18enne, l'uomo era andato dall'imputato, tentando poi un approccio sessuale con la ragazza

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Quando Innocent mi ha chiamato non mi ha parlato di una ragazza, non mi ha detto di andare a casa sua e non sono mai andato a casa sua". E' questa la versione, nel corso dell'udienza del processo davanti alla Corte di Assise di Macerata per la morte di Pamela Mastropietro, di Desmond Lucky, uno dei nigeriani che fu indagato per la vicenda ma per il quale la procura ha poi chiesto l’archiviazione.

Ascoltato in aula, con l'aiuto di un'interprete, il nigeriano ha negato la versione di un teste che aveva detto di sapere che il giorno della morte di Pamela, Desmond era andato da Oseghale, tentando poi un approccio sessuale con Pamela.

"Non ho visto Oseghale con una ragazza quella mattina", ha detto inoltre il nigeriano che ha negato il contenuto di diverse intercettazioni ambientali. Desmond ha raccontato di essere stato in un negozio e poi a casa tra le 12 e le 16 del 30 gennaio. Desmond ha negato di aver incontrato Oseghale il 30 gennaio, giorno in cui morì la ragazza. Il nigeriano, che non si è avvalso della facoltà di non rispondere ed è stato aiutato da una interprete, ha smentito una versione dell'imputato il quale aveva detto di avergli telefonato per sapere se aveva eroina da cedere a una persona che era con lui.  

Non ho idea del perché abbia detto una cosa del genere. Desmond Lucky ha risposto così alla domanda dell'accusa sul perché l'imputato ha dichiarato di aver ricevuto proprio da lui la droga da cedere a Pamela. Ascoltato in aula, con l'aiuto di un'interprete, il nigeriano ha confermato di aver parlato con Oseghale durante la detenzione in carcere: gli ho chiesto perché mi aveva accusato, ha riferito Desmond, lui disse che non aveva accusato nessuno ed era tutto falso. Secondo quanto riferito da Desmond i due non avrebbero invece parlato della morte di Pamela. All'avvocato Marco Valerio Verni, legale di parte civile, che gli chiedeva se a questo punto fosse pronto a procedere per calunnia nei confronti di Oseghale, Desmond ha risposto di sì. Il legale di Desmond, l'avvocato Gianfranco Borgani, ha riferito all'Adnkronos al termine dell'udienza che il suo assistito non gli aveva mai fatto presente questa sua intenzione: "La questione mi lascia indifferente -sottolinea Gianfranco Borgani- è un reato perseguibile di ufficio. Vedremo, può essere anche che sia la procura a decidere di perseguire il reato di calunnia".

AWELIMA - Non ho mai parlato di una ragazza che era nel suo appartamento. Lo ha sostenuto, davanti alla Corte di Assise di Macerata all'udienza del processo per la morte di Pamela Mastropietro, Awelima Lucky, il nigeriano che fu a sua volta indagato per la vicenda ma per il quale la procura ha poi chiesto l'archiviazione restando in piedi solo l'accusa di spaccio. Awelima, che non si è avvalso della facoltà di non rispondere e nel corso dell'udienza è stato assistito da un'interprete, ha negato il contenuto di molte intercettazioni agli atti del processo. Tra queste anche alcune conversazioni con l'altro nigeriano inizialmente coinvolto, Desmond Lucky, nelle quali si faceva riferimento a Innocent Oseghale e a un possibile rapporto sessuale con una ragazza bianca. Awelima ha sostenuto che Oseghale non gli chiese di andare a casa sua a fare sesso con una ragazza e ha negato anche il contenuto di alcune intercettazioni in cui si faceva riferimento a pratiche di depezzamento dei corpi. A un certo punto della sua deposizione il nigeriano, ascoltato come teste, ha voluto precisare: "Non ho fatto niente".

ANYANWU - Innocent Oseghale, imputato con l'accusa di aver ucciso e fatto a pezzi Pamela Mastropietro, lo chiamò al telefono nel pomeriggio del 30 gennaio per dirgli che la ragazza che era in casa con lui non si svegliava. La circostanza è stata ribadita da Anthony Anyanwu, uno dei nigeriani inizialmente coinvolti nella vicenda e per il quale la procura ha richiesto l'archiviazione che, ascoltato oggi in udienza davanti alla Corte di assise di Macerata, avvalendosi di un'interprete, ha spiegato di aver in quella telefonata consigliato a Oseghele di chiamare un'ambulanza. Il nigeriano, ascoltato come teste, ha detto di non aver chiamato lui stesso l'ambulanza perché non sapeva realmente la gravità della situazione non essendosi recato nella casa di Oseghale. Le parti hanno dato il via libera all'acquisizione dei verbali delle precedenti dichiarazioni di Anyanwu con domande a chiarimento su fatti specifici. Il 30 gennaio, giorno della morte di Pamela, "l'ho chiamato al mattino al telefono per chiedergli un aiuto a risolvere un problema. Poi ci siamo risentiti mi disse che stava a giardini Diaz e stava andando a casa con una ragazza e non ci stava la moglie", ha detto Anyanwu confermando quello che dichiarò all'epoca ossia che in una telefonata Oseghale gli disse che poi aveva fatto sesso con la ragazza, la quale stava dormendo e che lui sarebbe uscito a comprare qualcosa da mangiare. Anyanwu ha confermato il contenuto di un'intercettazione, in cui parlava con un amico e raccontava che Oseghale nel tardo pomeriggio del 30 gennaio lo chiamò dicendogli che la ragazza non si svegliava e che a quel punto gli consigliò di chiamare 118 e polizia e di metterle acqua fredda su viso. Il teste ha poi riferito di aver parlato con Oseghale la mattina seguente e che in quella telefonata l'imputato gli disse che la ragazza aveva lasciato la casa e se ne era andata.

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