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Premi: Paola Cereda, 'Strega o non Strega la mia vita continua tranquilla'

22 marzo 2019 | 15.42
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La scrittrice Paola Cereda
La scrittrice Paola Cereda

(di Carlo Roma) - A l suo debutto assoluto al premio Strega, arrivata alle 'semifinali' con 'Quella metà di noi' ( Giulio Perrone editore ) , Paola Cereda ostenta un distacco 'olimpico' dalla liturgia del riconoscimento letterario; non si lascia incantare dai suoi riti e afferma di vivere l'attesa del responso della cinquina "con tranquillità". Entrata nella dozzina Cereda si aspetta 'soltanto' che la sua "voce venga ascoltata e giudicata". Il premio, dice all'AdnKronos, è "un'opportunità di visibilità. Essere arrivata alla dozzina è una parte della mia vita ma non è la totalità dell'esistenza. Questo mi dà serenità. Continuo a fare il mio lavoro a Torino e cerco di stare al di fuori da tutto quello che il premio si porta con sé". "Il libro - dice poi la scrittrice - è lì, sotto gli occhi di tutti, e può essere letto e giudicato. Un libro appartiene a uno scrittore fino a quando sta nella sua testa o nel suo computer, ma quando è affidato alla stampa appartiene a chi legge". L'autrice, brianzola 'trapiantata' a Torino, racconta quindi di vivere l'attesa della prossima selezione con una certa dose di distacco: "Mi occupo di progetti artistici nel sociale e mercoledì scorso sono andata a fare le prove con la compagnia teatrale per la quale curo la regia. E' una compagnia di circa 50 persone, sono quasi tutti ragazzi. Mi hanno accolto nello stesso identico modo di sempre. La mia quotidianità è rimasta invariata e questo mi permette di essere davvero molto serena".

Un distacco che si misura anche dal fatto che Cereda non abbia ancora letto i libri degli autori che insieme a lei compongono la dozzina. "Li ho sul comodino, voglio cominciare da quello di Nadia Terranova ('Addio fantasmi' Einaudi ndr) me ne hanno parlato tutti benissimo. Inizierò dal suo libro", afferma. Della sua scrittura Cereda dice poi "la mia vita si fonda sulle storie che in parte sono quelle che scrivo da sola e in parte sono quelle che costruisco insieme agli altri. Mi occupo di teatro sociale, mi occupo di ascoltare storie altrui. Situazioni che molti considerano ai margini ma che per me sono centrali. Non voglio che nulla mi rubi il desiderio di provare meraviglia davanti alle storie degli altri e il desiderio di scrivere. Sono due cose che voglio conservare".

La scrittrice entra nell'agone dello Strega con il suo quinto libro, quello che "più assomiglia per certi versi alla quotidianità che vivo ogni giorno. Racconta 'la metà di noi' evidente, quella che compare" e la metà "che invece rimane nascosta, di cui molto spesso non vogliamo parlare e di cui neppure abbiamo consapevolezza". Si tratta anche di un "libro che sta a metà anche tra la periferia e il centro della città in cui vivo. E' un libro che cerca di connettere le cose attraverso viaggi e sensazioni". Protagonista della vicenda narrata è "una donna di 65 anni, una ex maestra che ha un segreto. Matilde pensa che i segreti in parte possano essere delle verità che una persona non rivela agli altri perché le vuole preservare. Ma pensa anche che i segreti siano delle verità che non vengono raccontate per la vergogna, per la paura di esporle al giudizio altrui". "Matilde - dice ancora Cereda - ha un segreto molto grande che deriva da una scelta che ha un prezzo che ha deciso di pagare sia a livello emotivo sia a livello economico. Perciò, nonostante sia in pensione, si rimette a lavorare come badante". Il segreto "è qualcosa che attraversa la vita di tutti. Ecco perché questo libro, rispetto a quelli precedenti, risuona molto di più nelle corde dei lettori che vi ritrovano qualcosa della loro esistenza", conclude la scrittrice.

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