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Papa: anche le parole possono uccidere, no alle calunnie

16 febbraio 2014 | 12.09
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"Anche le parole possono uccidere!". Papa Francesco, durante la recita dell'Angelus, lo ricorda ai fedeli convenuti in piazza San Pietro, richiamando quanto Gesù spiega nell'episodio odierno del Vangelo, tratto dal 'discorso della montagna'. "Non solo non bisogna attentare alla vita del prossimo, ma neppure riversare sui di lui il veleno dell'ira e colpirlo con la calunnia", afferma, raccomandando di "non avere la lingua di serpente", di "non sparlare e non fare chiacchiere, che possono uccidere la fama delle persone e avvelenare anche noi".

Il Papa spiega che "Gesù non vuole cancellare i comandamenti che il Signore ha dato per mezzo di Mosè, ma vuole portarli alla loro pienezza. E subito dopo aggiunge che questo compimento della Legge richiede una giustizia superiore, una osservanza più autentica. Gesù propone a chi lo segue la perfezione dell'amore: un amore la cui unica misura è di non avere misura, di andare oltre ogni calcolo. L'amore al prossimo è un atteggiamento talmente fondamentale che Gesù arriva ad affermare che il nostro rapporto con Dio non può essere sincero se non vogliamo fare pace con il prossimo", ricorda.

Dunque, "Gesù non dà importanza semplicemente all'osservanza disciplinare e alla condotta esteriore. Egli va alla radice della Legge, puntando soprattutto sull'intenzione e quindi sul cuore dell'uomo, da dove prendono origine le nostre azioni buone o malvagie. Per ottenere comportamenti buoni e onesti non bastano le norme giuridiche, ma occorrono delle motivazioni profonde", sottolinea Francesco.

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