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Papa Francesco a Torino: "Non colpevolizzare migranti, sono vittime iniquità"

21 giugno 2015 | 10.18
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Papa Francesco con l'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia (Foto Afp) - AFP
Papa Francesco con l'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia (Foto Afp) - AFP

"L’immigrazione aumenta la competizione, ma i migranti non vanno colpevolizzati, perché́ essi sono vittime dell’iniquità̀, di questa economia che scarta e delle guerre". Così papa Francesco nel suo primo discorso nell'ambito della sua visita di due giorni a Torino, dove ha incontrato il mondo del lavoro /FOTO.

E dice no "a un'economia dello scarto, che chiede di rassegnarsi all’esclusione di coloro che vivono in povertà̀ assoluta". "Si escludono i bambini, si escludono gli anziani - ha proseguito - e adesso si escludono i giovani. Quello che non produce si esclude a modo di “usa e getta". Il Pontefice ha sottolineato che "siamo chiamati a ribadire il no all’idolatria del denaro, che spinge a entrare a tutti i costi nel numero dei pochi che, malgrado la crisi, si arricchiscono, senza curarsi dei tanti che si impoveriscono, a volte fino alla fame".

In prima fila all'incontro c'era anche l'amministratore delegato di Fca Sergio Marchionne, insieme al presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, e al sindaco Piero Fassino. La famiglia Elkann era rappresentata da Lavinia Borromeo, moglie di John, impegnato negli States. Al termine del discorso il Pontefice è sceso dal palco e ha stretto la mano alle autorità prima di allontanarsi. Qualche fischio si è levato dal pubblico quando sul maxi schermo è apparso Marchionne.

Papa Francesco ha inoltre chiesto di avere "coraggio". "Una parola che non vuole essere retorica" ha spiegato sottolineando che "non significa rassegnarsi, ma al contrario: osate, siate coraggiosi, andate avanti, siate creativi, siate artigiani del futuro". E ha espresso la sua vicinanza ai "giovani disoccupati, alle persone in cassa-integrazione o precarie; ma anche agli imprenditori, agli artigiani e a tutti i lavoratori dei vari settori, soprattutto a quelli che fanno più fatica ad andare avanti". "Il lavoro non è necessario solo per l'economia - ha sottolineato Bergoglio - ma per la persona umana, per la sua dignità, per la sua cittadinanza e per l'inclusione sociale".

Il Pontefice, ricordando che "Torino è storicamente un polo di attrazione lavorativa, ma oggi risente fortemente della crisi", ha voluto unire la sua voce "a quella di tanti lavoratori e imprenditori nel chiedere che possa attuarsi anche un 'patto sociale e generazionale', come ha indicato l'esperienza dell''Agorà', che state portando avanti nel territorio della diocesi". "E' giunto il tempo di riattivare una solidarietà tra le generazioni, di recuperare la fiducia tra giovani e adulti", ha aggiunto.

La messa in piazza Vittorio Veneto - Sono oltre 70mila, secondo gli organizzatori, le persone arrivate in piazza Vittorio Veneto per assistere alla messa di Bergoglio. Senza contare le migliaia di persone che hanno assistito alla celebrazione sui 21 maxi schermi collocati tra piazza San Carlo, piazza Castello e via Po per consentire a tutti di poter seguire la messa. Tantissime le famiglie con bambini presenti in piazza, molte parrocchie della diocesi, ragazzi e sacerdoti, oltre ai malati. Vicino al palco presente anche un gruppo di rifugiati e profughi.

Spogliamoci dei rancori e delle inimicizie, senza ascoltare "lo spirito del mondo che è sempre alla ricerca di novità, ma soltanto la fedeltà di Gesù capace della vera novità di farci uomini nuovi", ha detto poi il Pontefice celebrando la messa, invitando a "condividere le difficoltà di tanta gente, delle famiglie specialmente quelle più fragili e segnate dalla crisi economica".

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