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Papa Francesco, il celibato e le carte segrete di Paolo VI nel libro di padre Sapienza

14 novembre 2020 | 14.07
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Foto Fotogramma
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Papa Francesco, il celibato, e le carte segrete di Paolo VI. Un incartamento - fino ad oggi segreto - contenente il pensiero di Paolo VI sul celibato dei preti trasmesso da Bergoglio al reggente della Casa Pontificia, padre Leonardo Sapienza, riaccende i riflettori sulla spinosa questione dei preti sposati. Il tema è stato a lungo dibattuto nell’ultimo Sinodo dei Vescovi sull’Amazzonia, come ricorda padre Sapienza nel libro ‘Paolo VI. Non esistono lontani’ (edizioni San Paolo), riaccendendo la polemica e la critica sul celibato sacerdotale. Da una parte l’apertura dei Vescovi alla possibilità di ordinare preti sposati laddove c’è penuria di sacerdoti (il Sinodo dell’ottobre 2019 aveva chiesto al Pontefice l’ordinazione di uomini idonei e riconosciuti dalla comunità potendo avere una famiglia legittimamente costituita e stabile), dall’altra il passo indietro del Papa che non ha aperto ai preti sposati. Oggi, attraverso le carte segrete di Paolo VI svelate da Sapienza e che l’Adnkronos anticipa, si comprende ancora di più il significato dello stop di Francesco.

“Papa Francesco - scrive Sapienza - ha ripetuto spesso la convinzione di Paolo VI. L’ultima volta, nel volo di ritorno da Panama (28 gennaio 2019), Papa Francesco ha detto: ‘Per quanto riguarda il rito latino, mi viene alla mente una frase di Paolo VI: ‘preferisco dare la vita prima di cambiare la legge sul celibato’. Questo mi è venuto in mente e voglio dirlo perché è una frase coraggiosa, lo disse nel 1968-1970, in un momento più difficile di quello attuale". Le carte segrete legate a Paolo VI, di cui riferisce l’Adnkronos, rispecchiano il pensiero di Bergoglio. “Io penso lo stesso di S. Paolo VI - scrive il Papa a padre Sapienza - solo con una differenza: lui è un santo”, concludendo con una notazione umoristica: "..e non le venga in mente di sposarsi".

Dagli Archivi della Segreteria di Stato del Vaticano, dunque, è venuto alla luce un colloquio inedito che papa Montini ebbe il 10 luglio 1970 con il cardinale Bernard Alfrink, arcivescovo di Utrecht, sulla spinosa questione del celibato nella Chiesa. Un serrato botta e risposta tra il Papa e l’arcivescovo olandese, aperto a una Chiesa che si adeguasse al mondo, nel corso del quale Montini dice che rimettere in discussione il celibato sacerdotale sarebbe la “rovina” della Chiesa. Piuttosto, la morte o le dimissioni. La trascrizione del colloquio inedito e di grande attualità anche oggi, in una epoca caratterizzata da una grande crisi di vocazioni, è contenuta nell’ultimo libro di padre Sapienza che l’Adnkronos anticipa.

Il Santo Padre afferma di avere pensato molto al colloquio di ieri; dopo la accurata diagnosi fatta, la situazione olandese appare grave; bisogna tenerne conto con comprensione e carità; non si può esigere una prassi perfetta quando c’è questo turbamento; non vogliamo essere uniformi o giuridisti nell'applicazione, comprendiamo la necessità di essere attenti. Il cardinale ha fatto il quadro. Il Papa non ha voluto aggiungere nulla; avrebbe potuto farlo. Il viaggio ha avuto come scopo la questione del celibato. Alfrink si riferisce alle dichiarazioni dei Vescovi ed in particolare ai due seguenti punti: uomini sposati e riammissione nel ministero di sacerdoti sposati. Su questo punto Alfrink non insiste.

Il Papa aggiunge: impossibile. Il cardinale dice che vi è una categoria di preti che si illude ed ammette che si tratti di una illusione. Il Papa aggiunge: bisogna essere espliciti. Il cardinale afferma di non avere avuto una risposta alla sua relazione circa il caso Grossouw; il cardinale Seper non avrebbe scritto; il cardinale Alfrink farà ciò che gli sarà detto: chiamerà Grossouw. Il Papa pensa che bisogna tenere fermo.

Cardinale Alfrink: ma la ragione impressionante è che non ci sono più candidati al sacerdozio; egli insiste per il sacerdozio agli sposati. Il Santo Padre a questo punto dice che sarebbe una cosa che si diffonderebbe subito: non si deve fare. Il Papa ha la visione, la responsabilità; crederebbe di tradire la Chiesa. Al che Alfrinck reagisce: lasciare la Chiesa senza preti è un grande ‘malheur’; è una situazione che si manifesta in Olanda, ma anche altrove. Questa maniera di aiutare la Chiesa può essere un bene.

Santo Padre: il problema è complesso. Nelle missioni, le voci più autorevoli sono contrarie. C’è qualche rimedio nell’ammissione del diaconato citato. Certo manca il ministero sacerdotale. La situazione può essere studiata collegialmente. Occorre riservare un tema di questo genere ad un Sinodo. Ma questo esige due anni almeno.

Alfrink ribatte: certo è lungo, ma la Chiesa è eterna. Noi siamo i primi in Europa a conoscere questa scarsezza, che già esiste nell’America Latina. È la preoccupazione dell’episcopato olandese.

Santo Padre: sarebbe da approfondire l’analisi del problema; i Vescovi non avendo clero vogliono essere uxorati. Ma introduciamo un cambiamento di concetto, una decadenza da cui non si guarisce più.

Alfrink: stabilire dei criteri.

Santo Padre: non convinto

Alfrink: questi uomini esistono; noi li conosciamo e ne riconosciamo le qualità.

Santo Padre: che facciano dell’apostolato laico.

Alfrink: ne abbiamo bisogno. Bisogna studiare il problema.

Papa: non vorrei dare una speranza fallace e richiama la Lettera del 2 febbraio c.a.

Alfrink: ma la Lettera ne parla.

Santo Padre: io non penso che ciò si applichi per l’Olanda. Una grande riflessione si richiede per situazioni ecumeniche.

Alfrink: alcune parti della Chiesa universale possono trovarsi in situazioni analoghe.

Santo Padre: non avrei la coscienza tranquilla. Questo sarebbe uno sconvolgimento della Chiesa Latina.

Alfrink: io non sono così pessimista.

Santo Padre: mois non plus. La jeunesse viendra. Vous avez un siècle si fecond de vocation. Amour au Christ.

Alfrink: non perdere questo.

Santo Padre: non si può avere un doppio clero

Alfrink: pensate che non vi sarebbe più clero celibatario?

Santo Padre: no. Noi avremmo dei preti assorbiti da altri compiti: famiglia, lavoro.

Alfrink: ciò è vero; una delle ragioni del celibato è in effetti questa: la disponibilità; espone le prospettive di un clero sposato; una parte libera completamente, l’altra avente una professione (full time- part time).

Santo Padre: dedizione del prete alla sua famiglia, non si farà più il reclutamento del clero celibatario.

Alfrink: studiare più a fondo

Santo Padre: la Commissione teologica studierà le questioni che saranno oggetto del Sinodo del 1971 ma queste non sono state ancora fissate. Questo sarà senza dubbio uno dei punti ma per dovere di sincerità non voglio darvi la speranza che si arrivi (al clero sposato). Non voglio decidere da solo, perché la mia opinione sarebbe negativa; chiederò il parere degli altri confratelli nell’episcopato. Ciò avverrebbe per dei casi estremi, non sarebbe la regola, ne’ la norma. Sarebbe la rovina.

Alfrink: mantenere il celibato e accanto cercare delle vocazioni di uomini maturi sposati.

Santo Padre: pensa V.E. che una simile legge della Chiesa resisterà? O si dirà ‘si può essere sposato e buon prete?’ Preferirei essere morto o dare le dimissioni!.

Questa la trascrizione del colloquio inedito avvenuto oltre cinquanta anni fa.

“E’ da notare - scrive padre Sapienza - la sfumatura delle parole e dei sentimenti di Paolo VI durante il colloquio: bisogna essere espliciti; bisogna tenere fermo; crederebbe di tradire la Chiesa; introduciamo una decadenza da cui non si guarisce più; non sono convinto; non avrei la coscienza tranquilla. Fino ad arrivare alla conclusione ‘esplosiva’ che il cardinale Villot segnala a lato di non trasmettere: “preferirei essere morto o dare le dimissioni”. Papa Francesco, nel trasmettere l’inedito incartamento a padre Leonardo Sapienza, scrive significativamente: “ Questo assomiglia a ‘dare la vita’. Io penso lo stesso di San Paolo VI”.

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