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Papa: "Giornalismo non diventi arma di distruzione, no a interessi di parte"

22 settembre 2016 | 13.32
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(Afp)
(Afp)

"Il giornalismo non può diventare un’'arma di distruzione' di persone e addirittura di popoli. Né deve alimentare la paura davanti a cambiamenti o fenomeni come le migrazioni forzate dalla guerra o dalla fame". E' l'avvertimento forte e chiaro che Papa Francesco rivolge ai giornalisti incontrando, nella Sala Clementina in Vaticano, il Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti con il presidente Enzo Iacopino per il Giubileo a loro dedicato.

In particolare, il Pontefice si sofferma su tre elementi fondamentali nell'esercizio della professione: "Amare la verità, una cosa fondamentale per tutti, ma specialmente per i giornalisti; vivere con professionalità, qualcosa che va ben oltre le leggi e i regolamenti; e rispettare la dignità umana, che è molto più difficile di quanto si possa pensare a prima vista. Amare la verità vuol dire non solo affermare, ma vivere la verità, testimoniarla con il proprio lavoro. Vivere e lavorare, dunque, con coerenza rispetto alle parole che si utilizzano per un articolo di giornale o un servizio televisivo".

"La questione qui non è essere o non essere un credente. La questione qui - evidenzia il Papa - è essere o non essere onesto con sé stesso e con gli altri. La relazione è il cuore di ogni comunicazione. Questo è tanto più vero per chi della comunicazione fa il proprio mestiere. E nessuna relazione può reggersi e durare nel tempo se poggia sulla disonestà".

Il Papa indica la missione del giornalista: "E’ questo il lavoro - potremmo dire anche la missione - difficile e necessaria al tempo stesso di un giornalista: arrivare il più vicino possibile alla verità dei fatti e non dire o scrivere mai una cosa che si sa, in coscienza, non essere vera". Il rispetto della dignità umana, ricorda Bergoglio, "è importante in ogni professione, e in modo particolare nel giornalismo, perché anche dietro il semplice racconto di un avvenimento ci sono i sentimenti, le emozioni e, in definitiva, la vita delle persone".

"Spesso - prosegue - ho parlato delle chiacchiere come 'terrorismo', di come si può uccidere una persona con la lingua. Se questo vale per le persone singole, in famiglia o al lavoro, tanto più vale per i giornalisti, perché la loro voce può raggiungere tutti, e questa è un’arma molto potente. Il giornalismo deve sempre rispettare la dignità della persona. Un articolo viene pubblicato oggi e domani verrà sostituito da un altro, ma la vita di una persona ingiustamente diffamata può essere distrutta per sempre. Certo la critica è legittima - dice Francesco - così come la denuncia del male, ma questo deve sempre essere fatto rispettando l’altro, la sua vita, i suoi affetti".

"Auspico che sempre più e dappertutto il giornalismo sia uno strumento di costruzione - è l'esortazione del Papa - un fattore di bene comune, un acceleratore di processi di riconciliazione; che sappia respingere la tentazione di fomentare lo scontro, con un linguaggio che soffia sul fuoco delle divisioni, e piuttosto favorisca la cultura dell’incontro. Voi giornalisti potete ricordare ogni giorno a tutti che non c’è conflitto che non possa essere risolto da donne e uomini di buona volontà".

"Vivere con professionalità vuol dire innanzitutto - al di là di ciò che possiamo trovare scritto nei codici deontologici - comprendere, interiorizzare il senso profondo del proprio lavoro. Da qui deriva la necessità di non sottomettere la propria professione alle logiche degli interessi di parte, siano essi economici o politici - è il forte monito del Papa - Compito del giornalismo, oserei dire la sua vocazione è dunque – attraverso l’attenzione, la cura per la ricerca della verità - far crescere la dimensione sociale dell’uomo, favorire la costruzione di una vera cittadinanza".

"In questa prospettiva di orizzonte ampio, quindi - avverte il Papa - operare con professionalità vuol dire non solo rispondere alle preoccupazioni, pur legittime, di una categoria, ma avere a cuore uno degli architravi della struttura di una società democratica. Dovrebbe sempre farci riflettere che, nel corso della storia, le dittature - di qualsiasi orientamento e 'colore' - hanno sempre cercato non solo di impadronirsi dei mezzi di comunicazione, ma pure di imporre nuove regole alla professione giornalistica".

Papa Francesco mette in rilievo la "grande responsabilità" e il ruolo "di grande importanza" del giornalista che in qualche misura ha la responsabilità di scrivere 'la prima bozza della storia'. "Ci sono poche professioni che hanno tanta influenza sulla società come quella del giornalismo. Il giornalista riveste un ruolo di grande importanza e al tempo stesso di grande responsabilità. In qualche modo voi scrivete la 'prima bozza della storia', costruendo l’agenda delle notizie e introducendo le persone all’interpretazione degli eventi", dice il Papa che parla anche dell'evoluzione dei media ai tempi dei social.

"I tempi cambiano e cambia anche il modo di fare il giornalista - sottolinea il Pontefice - Sia la carta stampata sia la televisione perdono rilevanza rispetto ai nuovi media del mondo digitale - specialmente fra i giovani - ma i giornalisti, quando hanno professionalità, rimangono una colonna portante, un elemento fondamentale per la vitalità di una società libera e pluralista".

Dal Papa c'era anche la mamma di Ilaria Alpi, la giornalista assassinata in Somalia insieme all'operatore Miran Hrovatin. Nella Sala Clementina, insieme a quattrocento giornalisti dell'Ordine nazionale accompagnati dal presidente Iacopino, anche il fratello di Giancarlo Siani, il figlio di Pippo Fava e diversi giornalisti sotto scorta.

L'Ordine dei Giornalisti ha donato al Papa un'offerta per le vittime del terremoto che ha colpito il centro Italia. I giornalisti inoltre hanno portato al Papa un suo ritratto realizzato dall'artista Antonio Molino, un volume di scritti di Giancarlo Siani e la spilla d'oro con il logo dell'Odg.

Presidente Odg denuncia nuova forma di schiavitù: c'è chi lavora per due soldi - "Padre Santo, qui, in questa sala, ci sono molti che considerano un miraggio quei seicento euro. Lavorano duramente ogni giorno per pochi spiccioli che, a volte, risultano solo promessi e non corrisposti. E’ una nuova forma di schiavitù" ha evidenziato Enzo Iacopino, presidente dell'Ordine dei giornalisti. Iacopino si è rifatto ad un discorso de Pontefice che, incontrando i ragazzi del Ceis, aveva raccontato del tormento di un giovane che lavorava undici ore al giorno per seicento euro al mese.

"La si può negare, ma emerge con la violenza del dolore di chi non ce la fa più - ha detto Iacopino nel ringraziare Bergoglio - Quale che sia la nostra fede, e qui ci sono colleghi di più religioni, noi apprezziamo il Suo impegno a favore della dignità di tutti, in particolare degli ultimi, nella vita e nel lavoro, senza distinzione per colore della pelle o convinzioni religiose".

Iacopino ha ricordato che "il terribile momento che il nostro mondo attraversa richiede una unità. E’ un lavoro, purtroppo, anche pericoloso, il nostro. Qui, con noi, ci sono colleghi costretti a vivere sotto scorta. Per servire con la verità i cittadini impongono privazioni non solo a loro stessi, ma anche alle loro famiglie, ai loro figli. E ci sono i familiari di alcuni dei giornalisti che hanno pagato con la vita il loro impegno civile".

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