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Papa: non possiamo più separare la vita religiosa dall'ascolto dell'altro

26 ottobre 2014 | 12.38
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Città del Vaticano, 26 ott. (Adnkronos) – Non possiamo più separare la vita religiosa dal servizio ai fratelli. E' l'appello che il Papa rivolge prima di recitare l'Angelus in piazza San Pietro davanti ai fedeli e ai pellegrini provenienti da ogni parte del mondo. Il Papa commenta il Vangelo laddove “ricorda che tutta la legge divina si riassume nell’amore per Dio e per il prossimo”. Da qui l'appello: “non possiamo più separare la vita religiosa dal servizio ai fratelli, a quei fratelli concreti che incontriamo. Non possiamo più dividere la preghiera, l’incontro con Dio nei Sacramenti, dall’ascolto dell’altro, dalla prossimità alla sua vita, specialmente alle sue ferite. Ricordatevi questo: quanto ami tu? Ognuno si risponda. Come è la tuta fede? La fede è come io amo e la fede è l'anima dell'amore”.

Il Papa ricorda che “l’evangelista Matteo racconta che alcuni farisei si accordarono per mettere alla prova Gesù. Uno di questi, un dottore della legge, gli rivolge questa domanda: 'Maestro, nella legge, qual è il grande comandamento?' Gesù, citando il libro del Deuteronomio, risponde: 'Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento'. E avrebbe potuto fermarsi qui. Invece – evidenzia papa Francesco - Gesù aggiunge qualcosa che non era stato richiesto dal dottore della legge. Dice infatti: 'Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso'. Anche questo secondo comandamento Gesù non lo inventa, ma lo riprende dal Libro del Levitico. La sua novità consiste proprio nel mettere insieme questi due comandamenti – l’amore per Dio e l’amore per il prossimo – rivelando che essi sono inseparabili e complementari, sono le due facce di una stessa medaglia”. Bergoglio ricorda che “papa Benedetto ci ha lasciato un bellissimo commento a questo proposito nella sua prima Enciclica Deus caritas est “. (segue)

“In effetti, - riflette il Papa - il segno visibile che il cristiano può mostrare per testimoniare al mondo l’amore di Dio è l’amore dei fratelli. Il comandamento dell’amore a Dio e al prossimo è il primo non perché sta in cima all’elenco dei comandamenti. Gesù non lo mette al vertice, ma al centro, perché è il cuore da cui tutto deve partire e a cui tutto deve ritornare e fare riferimento.Già nell’Antico Testamento l’esigenza di essere santi, ad immagine di Dio che è santo, comprendeva anche il dovere di prendersi cura delle persone più deboli come lo straniero, l’orfano, la vedova. Gesù porta a compimento questa legge di alleanza, lui che unisce in sé stesso, nella sua carne, la divinità e l’umanità, in un unico mistero d’amore”.

Dice Bergoglio che “in mezzo alla fitta selva di precetti e prescrizioni – ai legalismi di ieri e di oggi – Gesù opera uno squarcio che permette di scorgere due volti: il volto del Padre e quello del fratello. Non ci consegna due formule o due precetti, non sono precetti e formule, ma due volti, anzi un solo volto, quello di Dio che si riflette in tanti volti, perché nel volto di ogni fratello, specialmente il più piccolo, fragile, indifeso, bisognoso è presente l’immagine stessa di Dio. Dovremmo domandarci se siamo in grado di riconoscere in lui il volto di Dio. Siamo capaci di questo?”. In questo modo, ricorda il Pontefice, “ Gesù offre ad ogni uomo il criterio fondamentale su cui impostare la propria vita. Ma soprattutto egli ci ha donato il suo Spirito, che ci permette di amare Dio e il prossimo come lui, con cuore libero e generoso. Per intercessione di Maria, nostra Madre, apriamoci ad accogliere questo dono, per camminare nella legge dell’amore”.

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