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Papa: non restare fermi e chiusi nella teologia ma essere in cammino

13 ottobre 2014 | 12.27
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"Io sono chiuso, attaccato alle mie idee, oppure sono aperto al Dio delle sorprese? Sono una persona ferma o una persona che cammina?". E' quanto chiede Papa Francesco nell'omelia della messa celebrata alla domus di Santa Marta in Vaticano, ricordando che "i dottori della legge non capivano i segni del tempo". E torna a domandare: "Io sono capace di capire i segni dei tempi ed essere fedele alla voce del Signore che si manifesta in essi? Possiamo farci oggi queste domande e chiedere al Signore un cuore che ami la legge, perché la legge è di Dio; ma che ami anche le sorprese di Dio e che sappia che questa legge santa non è fine a se stessa".

Il Papa osserva che "i dottori della legge erano chiusi nel loro sistema, avevano sistemato la legge benissimo, un capolavoro. Tutti gli ebrei sapevano che cosa si poteva fare, che cosa non si poteva fare, fino a dove si poteva andare. Era tutto sistemato e loro erano sicuri, lì. Per loro, erano cose strane quelle che faceva Gesù: andare con i peccatori, mangiare con i pubblicani. A loro non piaceva, era pericoloso; era in pericolo la dottrina, quella dottrina della legge che i teologi avevano fatto nei secoli".

Anche se, come riconosce Francesco, "l’avevano fatto per amore, per essere fedeli a Dio", tuttavia "erano chiusi, avevano dimenticato la storia, non capivano che Dio è il Dio delle sorprese, che Dio è sempre nuovo: mai rinnega se stesso, mai dice che quello che aveva detto era sbagliato, mai; ma ci sorprende sempre. Avevano dimenticato che loro erano un popolo in cammino e quando uno è in cammino - conclude il Papa - sempre trova cose nuove, che non conosceva".

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