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Papa: "Se non ci sentiamo peccatori meglio non andare a Messa"

12 febbraio 2014 | 14.20
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Papa:

Città del Vaticano, 12 feb. (Adnkronos/Ign) - "Se non ci sentiamo peccatori, meglio non andare a Messa". Arriva a questa estrema conseguenza papa Francesco che, nel corso dell'udienza generale in piazza San Pietro - sempre affollata di fedeli nonostante la pioggia - spiega: "A volte qualcuno chiede perché si dovrebbe andare in chiesa, visto che chi partecipa abitualmente alla santa Messa è un peccatore come gli altri? In realtà, chi celebra l'eucarestia non lo fa perché si ritiene o vuol apparire migliore degli altri, ma proprio perché si riconosce sempre bisognoso di essere accolto e rigenerato dalla misericordia di Dio. Se ognuno di noi non si sente bisognoso della misericordia di Dio, non si sente peccatore, ma allora è meglio che non ci vada a Messa, eh?...".

Sottolinea infatti il Papa: "Noi andiamo a Messa perché siamo peccatori e vogliamo ricevere il perdono di Gesù, partecipare della sua redenzione". Non a caso, ricorda, la Messa inizia proprio con la recita del 'Mea Culpa', con la confessione di aver peccato: "Non è un pro-forma - osserva Francesco - ma un vero atto di penitenza: io sono un peccatore e lo confesso". Quindi, "dobbiamo andare a Messa umilmente, come peccatori. E il Signore ci riconcilia".

Bergoglio invita poi i fedeli a "pensare a coloro che hanno problemi qui a Roma, per la tragedia della pioggia o per i problemi sociali legati al lavoro. Chiediamo a Gesù che ci aiuti ad aiutarli". "A Roma, in questi giorni, abbiamo visto tanti disagi sociali, a causa della pioggia che ha fatto tanti danni in interi quartieri o per la mancanza di lavoro e per la crisi sociale - osserva il Papa - Domandiamoci, tutti, noi che andiamo a Messa: come vivo tutto questo? Mi preoccupo di aiutare, di avvicinarmi, di pregare per chi ha questi problemi? O sono indifferente e magari mi preoccupo di chiacchierare su come è vestito questa o quello? Si fa questo, no? Si fa e non si deve fare! Dobbiamo preoccuparci per i nostri fratelli e sorelle che hanno bisogno per una malattia o per un problema", esorta Francesco.

Sottolinea, allora, il Papa l'opportunità di chiedersi "come si vivono i disagi degli altri" e "se ci si preoccupa di aiutarli, di avvinarli, di pregare per loro" e "non di essere indifferenti" e di "chiacchierare su come è vestito questa o quello: a volte si fa ma non si deve fare. Dobbiamo preoccuparci per i nostri fratelli e sorelle che hanno bisogno per una malattia, per un problema, per chi vive disagi sociali, ad esempio per il maltempo o per la mancanza di lavoro. Nella comunità cristiana - conclude Francesco - ci sia sempre coerenza fra liturgia e vita".

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