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Mare: 'paper park', la protezione del Mediterraneo resta sulla carta

20 febbraio 2020 | 12.03
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Mare: 'paper park', la protezione del Mediterraneo resta sulla carta

Il 9,68% del bacino del Mar Mediterraneo è designato come aree marina a vario titolo protetta, ma per lo più si tratta di 'paper park', parchi sì ma solo sulla carta. Le aree marine protette che hanno propri piani di gestione sono solo il 2,48% e quelle davvero attive, cioè che implementano i propri piani assicurando una gestione effettiva ed efficaci, sono ancora meno: l'1,27%. Ancora peggio la protezione integrale: solo lo 0,03% del Mar Mediterraneo beneficia della massima tutela.

Non fa eccezione il Santuario dei cetacei Pelagos, la più grande area di tutela transnazionale dei mammiferi marini istituita al mondo, che da solo contribuisce ad una quota del 3,4% della superficie complessivamente a vario titolo protetta del Mediterraneo, ma che continua ad essere un gigante dai piedi di argilla, senza un vero e proprio ente gestore.

Insomma, quello della aree protette nel Mediterraneo è uno ‘spezzatino’ disomogeneo di aree di limitata estensione, con governance inefficaci e finanziamenti limitatissimi, del quale il Wwf si era già occupato nel report "Verso il 2020: Fact check sulla tutela del Mediterraneo", secondo il quale è fallito l'impegno globale stabilito 10 anni fa (Obiettivo Aichi n.11 - Convenzione internazionale sulla Diversità Biologica) e assunto dai 21 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, di proteggere entro il 2020 effettivamente ed efficacemente il 10% del loro mare e di fermare la continua perdita di biodiversità nella regione.

E l'Italia? Tutelate, a vario titolo, il 19,12% delle acque territoriali e sono presenti piani di gestione nel 18,04% dei casi, ma la gestione viene effettivamente implementata solo nell'1,67% delle nostre acque marine.

L'analisi del Wwf evidenzia ritardi e fallimenti ricorrenti da parte di quasi tutti i Paesi del Mediterraneo nel passaggio da parchi sulla carta ad aree protette ben gestite in mare. Croazia, Italia, Grecia, Slovenia e Spagna hanno designato una parte considerevole delle loro aree marine come aree a vario titolo protette, ma le misure di gestione finalizzate a proteggere la biodiversità sono spesso inadeguate e, quando effettive, sono limitate a pochissime aree.

Altri Paesi, come Albania, Algeria, Cipro, Israele, Marocco, Montenegro, Slovenia e Turchia, hanno limitato i loro sforzi di gestione a pochi o piccolissime aree protette. Egitto, Libano, Libia, Siria, Tunisia e Monaco non hanno attuato o approvato alcun piano di gestione o monitoraggio nelle aree che sostengono di proteggere. Una parte insignificante del mare, calcolata allo 0,03%, è attualmente completamente protetta da qualsiasi intervento umano.

Perché tutelare il Mediterraneo. Il bacino ospita una grande ricchezza di biodiversità: pur costituendo lo 0,82% della superficie degli oceani globali, ospita circa il 7,5% delle specie marine globali, con una presenza stimata recentemente di circa 17.000 diverse specie.

L'Italia, con 14.000 specie stimate nelle proprie acque, è uno dei Paesi del Mediterraneo più ricco di biodiversità marina. Delle 8.750 specie indicate nella check list delle specie marine mediterranee, il 10% è nota esclusivamente per i mari italiani e delle 10 specie di cetacei ben 8 possono essere considerate regolari nelle acque italiane.

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