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Pari opportunità: rapporto Wef, piena parità sul lavoro nel 2095

28 ottobre 2014 | 18.33
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Il divario nelle opportunità fra uomo e donna continua a ridursi in tutto il mondo, ma a questo ritmo bisognerà aspettare il 2095 per raggiungere la piena parità sul lavoro. E' questo il quadro fotografato dal rapporto annuale del World Economic Forum sulla parità uomo-donna, che ha rilevato "ampi cambiamenti" in molti paesi, 105 dei quali diventati più paritari rispetto al 2005.

Il rapporto prende in considerazione quattro parametri: salute, istruzione, economia e politica. Per il sesto anno consecutivo, l'Islanda risulta prima, mentre lo Yemen è ultimo, a causa dell'alta mortalità e la bassa scolarità delle donne. Dopo l'Islanda, fra i primi dieci figurano Finlandia, Norvegia, Svezia, Danimarca, Nicaragua, Ruanda, Irlanda, Filippine e Belgio. L'Italia è al 69esimo posto, subito dopo il Bangladesh, con un lieve miglioramento rispetto all'anno scorso quando era in 71esima posizione. Il nostro paese sale grazie ad una maggiore presenza di donne al governo e in parlamento, ma è 129esimo quando si parla di parità salariale. Mentre a proiettare il Ruanda fra i primi dieci è il fatto che vi sia praticamente lo stesso numero di uomini e donne occupati.

Giunto alla nona edizione, il rapporto ha esaminato 142 paesi. Globalmente il divario fra i sessi è ormai quasi chiuso per quanto riguarda la salute (96%) e l'istruzione (94%). Ma per quanto riguarda partecipazione ed opportunità sul lavoro è ancora al 60%, contro il 56% di nove anni fa. Se si mantiene questo ritmo ci vorranno 81 anni per chiudere il gap. La presenza in politica ha registrato la maggior crescita, ma il divario è stato ridotto solo del 21%. "Globalmente - nota l'autrice del rapporto, Saadia Zahidi - vi sono oggi il 26% di donne deputato e il 50% di donne ministro in più rispetto a dieci anni fa.

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