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Botte, psicofarmaci e umiliazioni in casa cura anziani: 3 arresti a Parma

10 febbraio 2016 | 12.29
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Percorse, offese umiliazioni, somministrazione di psicofarmaci usati senza prescrizioni mediche, sistemi per impedire i movimenti nel letto e violenze psicologiche, come nel caso in cui ad una degente sarebbe stato fatto credere che una sua congiunta fosse morta. Questo quanto sarebbe avvenuto, secondo gli investigatori, ai danni degli anziani ospiti della casa famiglia Villa Alba di Parma, dove questa mattina è scattato il blitz della Squadra mobile, che ha portato a 3 arresti.

"Fai schifo come mangi, guarda che ho il coltello in mano e posso tagliarti quando voglio" si sente in un'intercettazione. "Ti senti morire? Va beh, muori, qual è il problema?". "Stai ferma, stai dritta che le buschi, che se mi inc... finisce male". Le indagini, effettuate dai poliziotti della squadra mobile, sono iniziate nell'aprile dello scorso anno a seguito di una denuncia presentata da un ex ospite della struttura di accoglienza che ha riferito delle violenze subite da lei stessa e della sua compagna di stanza e delle privazioni a cui erano sottoposte quotidianamente. Tra le varie intercettazioni anche il lamento disperato di un'ospite della casa famiglia, che chiede aiuto: "C'è qualcuno per favore che mi venga a liberare? Non sono mica una ladra", dice senza ottenere risposta. Secondo la testimonianza, gli anziani vivevano in un "clima di terrore" e per la maggiore parte della giornata erano costretti a letto.

Su ordinanza del Gip Alessandro Conti, sono state poste agli arresti domiciliari la titolare 31enne della casa di accoglienza, sua madre e sua sorella, entrambe collaboratrici della struttura. L'accusa per la titolare è di maltrattamento aggravato, mentre le altre due donne rispondono anche di furto aggravato, che sarebbe stato perpetrato ai danni del locale ospedale, da dove sarebbero stati sottratti strumenti sanitari.

La titolare è accusata anche di aver ritardato l'intervento dei sanitari del 118 per soccorrere un'ospite bisognosa di cure. Secondo gli inquirenti, la donna avrebbe agito così perché temeva che l'anziana non sarebbe più tornata, e avrebbe dunque l'introito della sua retta.

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