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Parte civile: "Da Montante falsità e dossier"

28 gennaio 2022 | 17.39
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Antonello Montante
Antonello Montante

"Dagli atti dell’inchiesta e dal processo di appello emerge come Antonio Calogero Montante ha da sempre avuto il terrore che venissero scoperti i suoi antichi ed inquietanti “rapporti” con Paolino Arnone, storico boss di mafia, con il figlio Vincenzo, sin dal 1992 coinvolto in pesanti inchiesta di mafia, entrambi suoi testimoni di nozze “occulti” sino alle notizia pubblicata da isiciliani.it del 27 aprile del 2014, e con Dario Di Francesco, già reggente della famiglia mafiosa di Serradifalco e dal 2014 collaboratore di giustizia". Lo ha detto l'avvocato Annalisa Petitto, difensore di Alfonso Cicero, ex presidente dell’Irsap, parte offesa e “teste chiave” nell’inchiesta sul “Sistema Montante”, nel corso della sua discussione proseguita nell’udienza di oggi innanzi la Corte di Appello di Caltanissetta. Antonello Montante è accusato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, favoreggiamento, rivelazione di segreto d'ufficio e accesso abusivo al sistema informatico. Anche oggi non si è presentato in aula per la requisitoria. In primo grado Montante è stato condannato a quattordici anni di carcere. Sarebbe stato lui al centro del cosiddetto "Sistema Montante", una rete spionistica utilizzata per salvaguardare se stesso e colpire gli avversari.

"Montante, per sostenere la fantasiosa “tesi” che le pesanti accuse Di Francesco da cui è scaturita l’indagine a suo carico per concorso esterno alla mafia, tutt’ora pendente, originavano da una vendetta di Cosa Nostra, ha tentato di estorcere a tutti i costi, sino al 19 luglio 2015, senza riuscirci, una lettera retrodatata a Cicero nella quale, quest’ultimo, avrebbe dovuto attestare, falsamente, che su indicazione di Montante avrebbe rappresentato in commissione antimafia, il 10 luglio 2014, le vicende di mafia riguardanti Di Francesco tratto, nuovamente, in arresto il 12 marzo 2014 per avere pilotato per conto di Cosa Nostra alcuni lavori del Consorzio Asi di Caltanissetta", dice ancora l'avvocata Petitto.

"Montante, come è emerso nel processo, sebbene già dal 2005 si proclamasse “paladino antimafia”, non ha proferito nessuna parola innanzi la commissione antimafia nelle audizioni del 2005 e del 2010 e del 2014, diversamente da quanto dallo stesso sbandierato falsamente in aula, sulle vicende di mafia riguardanti Di Francesco ed i suoi scomodi “compari di nozze” Paolino e Vincenzo Arnone - spiega ancora la legale nel suo intervento - E’ emerso, peraltro, che Montante aveva attuato un’estesa azione di spionaggio e di discredito, anche, nei confronti di Di Francesco per dimostrare che questi era un falso pentito “finanziato” dall’imprenditore Pietro Di Vincenzo, mediante il quale Cosa Nostra voleva vendicarsi nei confronti di Montante per le sue sedicenti denunce contro la criminalità organizzata".

"Nella “stanza segreta” di Montante la Squadra Mobile ha rivenuto le prove relative all’accesso abusivo allo SDI commissionato da Montante ai danni di Cicero, il 6 dicembre 2009, nonché alcuni esposti “anonimi”, inviati vedi caso a Confindustria, nei quali Cicero, il giornalista Attilio Bolzoni e Marco Venturi, venivano accusati di fare parte di un “gruppo” di affiliati alla mafia i cui registi sarebbero stati Di Vincenzo ed il suo legale Gioacchino Genchi - aggiunge Petitto - Inoltre, Montante, come svela un’intercettazione del 6 agosto 2016, voleva fare pubblicare su un giornale on line un dossier falso nel quale Cicero e Venturi venivano accusati di avere ceduto alle pressioni della mafia agrigentina".

"Montante, condannato in primo grado a 14 anni di reclusione e nei cui confronti pende, anche, l’inchiesta per concorso esterno alla mafia, ha propalato in aula una miriade di falsità, anche, con riguardo ai rapporti con i suddetti boss di mafia - aggiunge l'avvocata Petitto - Si è arrampicato sugli specchi scivolando, inesorabilmente, in palesi e macroscopiche contraddizioni sostenendo, finanche, di avere ricordato dopo trent’anni dal suo matrimonio chi fossero i suoi “scomodi” testimoni di nozze ovvero Paolino e Vincenzo Arnone".

"La documentazione prodotta nel corso del processo ha dimostrato il carattere esclusivamente calunnioso ed offensivo delle numerose accuse, infondate, propalate da Montante ai danni di Cicero sia in aula che a mezzo stampa e per le quali, quest’ultimo, nei mesi scorsi ha denunciato all’autorità giudiziaria sia Montante che il suo sodale e coimputato Diego Di Simone Perricone", ha concluso. La requisitoria proseguirà anche domani. Sempre per le parti civili.

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