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Pasolini 40 anni dopo, il nipote: "Ora pensiamo ad archivio open"

02 novembre 2015 | 13.38
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Il 2 novembre 1975 l'omicidio dell'intellettuale più scomodo

Pier Paolo Pasolini (Infophoto)
Pier Paolo Pasolini (Infophoto)

di Francesco Saita

"Cerimonie, come quella per i 40 anni dalla scomparsa , sono più per i vivi", mentre lavorare su un progetto innovativo, che arrivi a dare a tutti accesso al patrimonio di Pasolini, ai suoi libri e ai suoi manoscritti "è la nostra priorità, perché abbiamo in mano un materiale ricco e complesso, di cui non ci preoccupa solo la conservazione, ma la possibilità di una fruizione, in modo nuovo, di quelle cose che sono rimaste di Pasolini".

Per il nipote di Pier Paolo Pasolini, Matteo Cerami, figlio della cugina dello scrittore, Graziella Chiarcossi, che ha abitato a Roma, con l'autore degli 'Scritti corsari' e con la madre Susanna, dal 1962 fino alla morte, l'obiettivo, è dunque chiaro. "Siamo alla ricerca di un modello - spiega intervistato dall'AdnKronos - di una infrastruttura digitale, che poi potrebbe essere riutilizzata per altri intellettuali e artisti".

Matteo Cerami, nato sei anni dopo la scomparsa dello zio, nel 1981, dal matrimonio di Graziella con Vincenzo Cerami, allievo liceale di Pasolini e poi scrittore di successo, spiega che "tante cose, come ad esempio le modalità di realizzazione di una singola poesia di Pasolini, prevedevano un lavoro di 'preparazione', che gli faceva mettere in uno scatolone decine e decine di appunti, ritagli, cancellature, etc.".

Pensiamo a 'scrivania digitale', anche in 3d, partendo da agende

"Tra gli obiettivi - aggiunge Cerami - c'è quello di 'cristallizzare' anche il sapere di mia mamma, che conosce tanto di quello che è successo, di quello che produceva Pasolini". "La parte più preziosa di quel materiale è a casa di mia madre, manoscritti, carte su cui lavora lei che è filologa - aggiunge -. E poi c'è la libreria di Pasolini, più di cinquanta scatoloni e tanto altro, a parte quello che è al Gabinetto Vieusseux, a Firenze".

Per il nipote di Pasolini, è il momento di "inventare una cosa nuova, un modello nuovo, un archivio 3d, che, ad esempio, sia accessibile da tutte le università, e che, oltre a permettere accesso a tutti gli studiosi, venga anche utilizzato per archiviare e conservare i nuovi studi, le ricerche e i lavori che in quelle università vengono fatti", dice descrivendo una sorta di archivio partecipato, di open data, con tutto Pasolini.

Tra le ipotesi quella di creare una "'scrivania digitale', anche in 3d, partendo dalle due agende che abbiamo, con gli appuntamenti di Pasolini dal '63 al '75". "Chi si connette - dice Cerami - sceglie un giorno e la scrivania si 'arreda' digitalmente con quel contesto, un po' videogame, certo, ma anche, una chiave di lettura viva, che possa permettere di conoscere il contesto di Pasolini, con gli appuntamenti, il lavoro e le persone che in quel particolare giorno ha visto".

Commissione parlamentare su caso ben venga ma non è priorità

Un lavoro che potrà permettere anche di chiarire tante cose, "perché ci sono", da un punto di vista culturale, e di ricerca, "tante cose da correggere e noi possiamo fare in modo che queste vengano analizzate nel modo più corretto possibile".

Cerami, parla più volentieri del progetto che potrebbe chiamarsi 'Pasolini 2040', piuttosto che della tragica vicenda che ha portato alla notte tra l'1 e il 2 novembre all'Idroscalo di Ostia. E sulla ipotesi di una Commissione parlamentare di inchiesta, sul caso Pasolini, di cui si parla in questi giorni dice: "Ben venga, non sono certo contrario, non penso però che sia la priorità. O riscoprono quello che, probabilmente, è già stato scoperto, cioè che si è trattato di un omicidio legato a quell'incontro occasionale e privato, e quindi perdono tempo".

"Oppure, se dovessero scoprire altre ombre sulla vicenda, si tornerebbe a metterle in relazione con quello che era il pensiero di Pasolini. E torneremmo a un Pasolini messo a tacere perché diceva alcune cose".

Mia madre è a Bruxelles, preferisce tenersi fuori da celebrazioni

In ogni caso per il nipote di Pasolini, tutte le dietrologie, che si sono accavallate in questi anni, "tra chi ha parlato delle pizze rubate di Salò, dietro l'omicidio di PPP, o del capitolo sparito di 'Petrolio', rappresentano delle scemenze", perché Pasolini, che scriveva 'Io so i nomi' era un poeta e naturalmente non sapeva nulla, vedeva le colpe, le descriveva, ma non sapeva nulla dei misteri, non aveva in mano niente che servisse ai magistrati".

"In ogni caso - dice ancora Cerami - preferirei che le energie si concentrassero proprio nella direzione di permettere a tutti di avere la possibilità di conoscere il pensiero di Pasolini, nella sua complessità, e nel modo, più possibile, vicino al vero". Con la possibilità di "superare tutte quelle cose dette che non corrispondono alla sua poesia, alla sua arte, alla sua scrittura".

"Oggi - conclude - possiamo essere felici per le nuove pubblicazioni, arrivate in occasione di questo anniversario, specialmente se fatte bene. Ma mia madre è a Bruxelles, preferendo tenersi fuori dalle celebrazioni, e quasi tutti gli amici più intimi di Pasolini, da Conso, a Moravia e tanti altri sono tutti morti, sono passati tanti anni".

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