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Patto tra casalesi e clan Riina, confiscati beni per 1,8 milioni euro

03 novembre 2016 | 08.06
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Beni per un valore di oltre 1,8 milioni di euro sono stati confiscati dalla Direzione Investigativa Antimafia di Trapani all'imprenditore C. G., 50enne di Marsala. All'uomo è stata applicata anche la sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di dimora abituale per la durata di tre anni.

La proposta di applicazione della misura di prevenzione, avanzata dal direttore della Dia Nunzio Antonio Ferla, è stata accolta dal Tribunale di Trapani-Sezione Misure di Prevenzione che ha emesso il relativo provvedimento valorizzando gli esiti delle investigazioni condotte dalla Dia trapanese - d’intesa con il Procuratore Aggiunto Bernardo Petralia, coordinatore del Gruppo Misure di Prevenzione, della Dda di Palermo.

La Dia ha infatti scoperto che il clan camorristico dei Casalesi e il fratello di Totò Riina, Gaetano, avevano stipulato un vero e proprio 'patto di ferro' per controllare il trasporto di frutta e verdura da Roma in giù.

Il 50enne ha sempre svolto l’attività di autotrasportatore. "Scevro da condanne per fatti di mafia, il suo inserimento negli ambienti malavitosi e l’adesione a logiche mafiose di gestione delle iniziative economiche è legato al suo ruolo di amministratore (quale “prestanome”) all’interno della società di trasporti denominata 'A.F.M. Autofrigo Marsala Soc. coop' nella quale vantava cointeressenze l’esponente mafioso marsalese Ignazio Miceli", già sorvegliato speciale "del cui patrimonio, post mortem, è stata di recente disposta la confisca dal Tribunale di Trapani, sempre su proposta del Direttore della Dia", spiegano gli investigatori.

La società di trasporti è stata al centro di una vasta inchiesta giudiziaria condotta dalla Dda partenopea sulle infiltrazioni mafiose nel circuito della grande distribuzione ortofrutticola dell’agro pontino. Attraverso lo sviluppo di un ambizioso progetto investigativo portato avanti dal Codia di Roma, a far data dal 2005, la Procura Distrettuale di Napoli portava alla luce, all’interno del mercato ortofrutticolo di Fondi, uno dei principali in Italia, l"’esistenza di una spartizione degli affari da parte delle organizzazioni malavitose operanti in zona e di una monopolizzazione del settore dei trasporti su gomma del clan dei casalesi".

Quelle indagini avevano svelato "le infiltrazioni e i condizionamenti del clan dei 'Casalesi-ala Schiavone' nelle attività dei principali mercati ortofrutticoli ed evidenziato inoltre che il clan dei Casalesi, al fine di aggiudicarsi il controllo esclusivo nello strategico settore dei trasporti dei prodotti ortofrutticoli sulle tratte da e per la Sicilia, aveva stretto una vera e propria alleanza con emissari imprenditoriali di Cosa nostra siciliana facenti capo a Gaetano Riina, fratello del boss Totò Riina, da anni residente nella provincia trapanese", dicono gli investigatori.

"Beneficiario principale, sul versante siciliano della provincia di Trapani, dell’accordo affaristico mafioso tra gli esponenti camorristi dei Casalesi e i mafiosi trapanesi sarebbe stato appunto l’impresa 'A.F.M. Autofrigo Marsala'", gestita da Miceli e dal 50enne, dicono gli inquirenti. Tra i beni confiscati risultano terreni, fabbricati, l’intero capitale sociale e il compendio aziendale della società 'L.G.F. Trasporti srl' con sede a Mazara del Vallo, veicoli e rapporti bancari, per un valore di oltre 1,8 milioni di euro.

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