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Pd al bivio

17 settembre 2018 | 11.45
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Foto di repertorio (Fotogramma)
Foto di repertorio (Fotogramma)

Nessuno scioglimento del Pd. "Il congresso si farà” e il prossimo gennaio intanto ci saranno le primarie. E' Maurizio Martina a fare il punto in casa dem dopo le polemiche degli ultimi giorni e la proposta choc di Matteo Orfini di sciogliere e rifondare il partito. "Più che discutere di rinvii del congresso noi dobbiamo lavorare. Altro che scioglimento del Pd, altro che rinvio del congresso, dobbiamo fare tutti insieme un passo in avanti per costruire il nostro futuro nel segno della giustizia sociale e della solidarietà", ha affermato il segretario del Pd da Genova. "Il nostro percorso che è già avviato - ha aggiunto Martina - vedrà nei prossimi passi la manifestazione del 30 settembre in piazza del Popolo a Roma, a fine ottobre il forum per l'Italia a Milano e le primarie il prossimo gennaio".

Con un post su Facebook il presidente del Pd Orfini aveva incalzato: "Pensate davvero che noi possiamo ripresentarci con il Pd come funziona oggi? Tutti dicono di voler superare il correntismo e poi chiedono di fare subito un congresso basato su accordi tra correnti e filiere di tessere e preferenze. Bene, facciamolo. E il giorno dopo? Ricominciamo come sempre, con la minoranza che combatte la maggioranza, con un maggioritario interno distruttivo e divisivo? Pensate davvero che così la risolviamo? Beati voi". "Io vorrei semplicemente che chiedessimo a chi ha voglia di combattere la destra di venire a rifondarlo con noi il Pd - aveva aggiunto - Riscrivendo insieme le regole del nostro stare insieme, ripensando insieme la nostra forma organizzativa, rielaborando insieme il nostro progetto politico". L'invito è a mettersi in discussione, "accettando appunto di rifondare il Pd".

"La mossa di Orfini è un classico della politica: parlare di un ipotetico dopodomani per non affrontare un oggi scomodo", aveva replicato Cesare Damiano, ex parlamentare Pd. "La vittima designata della proposta è il congresso del Pd. L'idea di rimandarlo potrebbe piacere a molti: ai renziani, che non hanno ancora trovato un candidato, data la indisponibilità di Del Rio, del quale si parla con insistenza; all'attuale segretario che, avendo più tempo a disposizione, potrebbe consolidare la sua posizione". "Del resto - ha aggiunto - come sappiamo, per tenere il congresso il prossimo febbraio, Martina dovrebbe già dimettersi ai primi di novembre. Ora, in tutto questo, c'è un punto che anch'io do per scontato: il Pd va rifatto totalmente e vanno cambiate le sue fondamenta se non vogliamo essere condannati all'irrilevanza politica. Ma, se questo è l'obiettivo, bisogna fare il congresso al più presto, non rimandarlo come dice Orfini".

In questo quadro di alta tensione si è inserito anche Carlo Calenda che, per provare a ricompattare il fronte, è andato oltre organizzando una cena Renzi, Gentiloni e Minniti. "Hai ragione Giuliano. Questo è un invito formale. Vediamoci @PaoloGentiloni @matteorenzi #minniti. Per essere operativi e per limiti miei di movimento: martedì da me a cena. Invito pubblico per renderlo più incisivo ma risposta privata va benissimo", ha scritto su Twitter l'ex ministro per lo Sviluppo economico rispondendo allo scrittore Giuliano da Empoli il quale aveva scritto che "la storia non sarà clemente con i quattro leader del Pd, Renzi, Gentiloni, Calenda, Minniti che condividono la stessa linea politica se per ragioni egoistiche non riusciranno a sedersi intorno a un tavolo per impedire la deriva del Pd verso l'irrilevanza e la sottomissione al M5s".

L'ex premier Matteo Renzi, dopo aver invitato a "smetterla col fuoco amico che troppe volte ha colpito e indebolito chi stava al Governo. Ci sarà un congresso e chi lo vincerà avrà l'aiuto degli altri", ha dato la sua massima disponibilità, a condizione che sia chiaro che non c'è nessun accordo possibile coi Cinque stelle e con la Lega. Ma un'opposizione durissima come quella di chi ha fatto ostruzionismo alla Camera.

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