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Pd, Conte ambiguo su Francia non piace a dem. "Alleanza? Prima chiarimento"

21 aprile 2022 | 20.58
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Anche Iv e Calenda all'attacco del leader M5S. Sindaco Gori: "Letta gli mostri cartellino giallo"

Pd, Conte ambiguo su Francia non piace a dem.

L'ultimo dei distinguo viene da Oltralpe. La performance di ieri sera in Tv di Giuseppe Conte sulle elezioni francesi non è affatto piaciuta al Pd. Se dal Nazareno la responsabile Esteri della segreteria Letta, Lia Quartapelle, interpellata si limita a un 'no comment', tra i parlamentari dem la mancata presa di posizione del leader M5S tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen è stata notata e discussa. E non solo tra i ranghi Pd. Fuoco di fila da parte di Italia Viva e poi Carlo Calenda che chiede a Enrico Letta: "Come fate ad andare avanti insieme con queste differenze sui valori di fondo di una democrazia liberale?".

E dalle elezioni francesi si passa così alle alleanze in vista di quelle italiane del prossimo anno. "Serve un chiarimento", dice all'Adnrkonos, il coordinatore di Base Riformista, Alessandro Alfieri. "Io penso che ci siano tutte le condizioni per costruire un percorso comune, ma il campo va sgombrato dalle ambiguità perchè non ci possono essere dubbi sul fatto che il nostro approdo sia quello verso un'Europa più forte ed autorevole. Non possono esserci tentennamenti su questo".

Il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, parla di soglia di 'tolleranza superata': "L'imbarazzante equidistanza di Conte da Macron e Le Pen non è esattamente una sorpresa, ma segna il superamento di ogni pur generosa soglia di tolleranza. Fallo grave. Mi auguro che Enrico Letta gli mostri almeno il cartellino giallo".

Orfini, 'campo progressista Ue con Macron, Conte ne fa parte o no?

Quello sul voto francese è l'ennesimo scarto dopo una serie di frizioni tra Pd e M5S dal voto del Colle in poi: dal voto sul caso Open di Renzi al Senato al duro confronto sulla questione dell'aumento delle spese militari, ieri pure il termovalorizzatore a Roma. Ora anche il caso Macron, dopo che Enrico Letta ha schierato nettamente il Pd a favore del presidente uscente perchè, ha rimarcato più volte il segretario, la vittoria di Le Pen sarebbe la vittoria di Putin.

Osserva Matteo Orfini: "I progressisti italiani ed europei stanno con Macron, non nel mezzo. Non possono esserci tentennamenti se si vuole stare nel campo progressista. Viene da pensare allora che quell'adesione non sia così convinta...". Del resto, aggiunge, "nella storia di Conte ci sono ambiguità, ha governato con la destra facendo scelte di destra come i decreti sicurezza. Capisco la difficoltà nella ricostruzione storica della sua pur breve attività politica, ma se uno si vuole collocare nel campo progressista non possono esserci timidezze". E comunque, sottolinea, "il tema delle alleanze non mi appassiona visto che spero si arrivi a un proporzionale, mi appassiona pensare al Pd e al profilo del Pd".

Invoca 'chiarezza' anche il senatore Tommaso Nannicini: "Il Pd ha un profilo fortemente europeista, vuole un'Europa più forte e più unita, e questo mi pare dirimente per qualsivoglia alleanza. Serve chiarezza. L'idea di Europa della Le Pen è radicalmente diversa dalla nostra, si pensi al dibattito televisivo tra Letta e la stessa Le Pen. Non possono esserci ambiguità nel contrastarla". E Stefano Ceccanti osserva che "quando è in gioco il futuro dell'Europa, è doveroso schierarsi. E' un elemento indispensabile anche per le alleanze presenti e future''.

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