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Pd, domenica il segretario: in pole Letta "preoccupato dalla crisi"

09 marzo 2021 | 19.59
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Maggioranza dem in pressing, l'ex-premier segue il dibattito interno da Parigi. Per Base Riformista resta fondamentale passaggio congressuale

(Fotogramma)
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Dopo uno stallo durato più giorni, il Pd tenta di ritrovare la rotta giusta per risolvere il problema della leadership. Oggi il primo passo concreto, con la decisione di tenere l'Assemblea nella sola giornata di domenica e non più nel week end. Come ha spiegato la presidente Valentina Cuppi, domenica alle 9,30 ci sarà l'Assemblea "in modalità webinar da remoto per l’elezione del segretario nazionale del Pd".

Un segnale che le aree interne del Pd stavano cercando con decisione di chiudere la partita, con una prima intesa sulla 'dead line' di domenica: "Non possiamo tirarla per le lunghe, non sarebbe serio e in queste condizioni non reggeremmo", è il ragionamento fatto da uno dei big del Nazareno mentre per tutta la giornata è infuriata la polemica sugli attacchi al Pd da parte delle Sardine e di Rocco Casalino. Resta l'altra parte dell'intesa, quella più importante, su chi sarà il nuovo leader. E qui il cerchio si stringe su Enrico Letta, il nome sul quale di ora in ora si sono ritrovate le aree interne di maggioranza, a partire dallo stesso Zingaretti e da Andrea Orlando.

Se, infatti, al mattino Marco Furfaro spiegava che "l'Assemblea ha il compito di discutere le ragioni delle dimissioni di Zingaretti e dopo di nominare un segretario e se poi ci sarà il Congresso ce lo porterà la presidente", in serata Matteo Ricci sentenziava che quello di Letta "sarebbe un ottimo nome". Però a sbilanciarsi sul nome dell'ex premier era intanto AreaDem di Dario Franceschini, come ha spiegato il senatore Franco Mirabelli: "Letta avrebbe lo standing per fare bene questo lavoro, per tenere insieme la maggioranza congressuale che ha eletto Zingaretti avendo anche la possibilità di dialogare con la minoranza".

Insomma, il grosso del partito ci starebbe. Resta in surplace, almeno in questa fase, Base Riformista: "Il nome per la guida del partito tocca alla maggioranza farlo. Noi siamo responsabili e non faremo mancare il nostro contributo all'unità", è la posizione che trapela dell'area che fa capo a Lorenzo Guerini e Luca Lotti. Però per Base riformista resta fondamentale il passaggio congressuale, da tenere nel 2022: "Pianificare il congresso anticipato subito dopo la pandemia", ha chiesto Gianni Pittella seguito da Andrea Romano e Dario Stefano.

Una certezza che con un nome di peso come quello di Letta al Nazareno potrebbe faticare ad arrivare. E questo, al di là di tutto, sembra ancora il nodo che impedisce alle tessere del puzzle dem di andare al loro posto. E forse per questo autorevoli fonti parlamentari in serata mettevano in guardia: "Non c'è in campo solo il nome di Letta", facendo rigirare ancora la girandola dei nomi (Pinotti, Finocchiaro, De Micheli). "Serve un segretario vero, che non si limiti a 'traghettare' il partito al Congresso", ha sottolineato Anna Ascani, una lettiana della prima ora al governo.

Intanto Letta si trova a Parigi, "molto concentrato" sul suo lavoro per Sciences Po, ha raccontato chi ha parlato con lui oggi, ammettendo che il pressing c'è ma anche che non è in piedi una vera trattativa. Eppure non mancano le voci secondo le quali Letta avrebbe posto due condizioni: candidatura unitaria e congresso nel 2023. Di certo, per ora, c'è che qualche giorno fa l'ex premier si era tirato fuori dal totonomi con un tweet. Oggi fa sapere che "segue, con il massimo rispetto e con preoccupazione, il dibattito interno e la crisi che sta attraversando il Pd, il partito che ha contribuito a fondare e dal quale non è mai uscito".

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