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Pd, si chiude era Zingaretti: le ipotesi sul tavolo

05 marzo 2021 | 20.04
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Interlocuzione tra correnti: eleggere in Assemblea un segretario o indire il Congresso affidando a un reggente la gestione del partito

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Un ripensamento non c’è e non ci sarà". Nicola Zingaretti ha messo la parola fine alla sua segreteria e il Pd reagisce allo shock delle dimissioni del segretario, che oggi ha formalizzato la sua decisione con la consegna della lettera alla presidente del partito Valentina Cuppi. Così, al di là delle dichiarazioni ufficiali, le varie componenti dem sono già al lavoro per cercare un accordo su come gestire la nuova fase.

A quanto apprende l'Adnkronos, sono in corso interlocuzioni tra i dirigenti delle varie anime del Pd. Le opzioni sul tavolo sono due: eleggere in Assemblea un segretario o indire il Congresso affidando a un reggente la gestione del partito. Su questo stanno ragionando le aree interne, ognuno con sue posizioni. Base riformista e i Giovani Turchi (di Matteo Orfini) sarebbero per perimetrare il mandato della nuova leadership con i tempi di un Congresso anticipato.

E la sensazione è che anche le altre aree del Pd, a partire da AreaDem di Dario Franceschini, vedano come inevitabile una scadenza anticipata rispetto al 2023. 'Fianco a Fianco' con Matteo Mauri ha chiesto di "scegliere subito in modo unitario una figura autorevole che ci guidi verso una fase costituente".

Ma se la strada fosse questa, non manca chi intravede diverse incognite. Di fatto, per il Congresso sarebbe disponibile una finestra non larghissima a cavallo tra le prossime amministrative e l'inizio del nuovo anno. Un timing che nei vari colloqui avrebbe preso forma. Ma questo 'slot' sarebbe un po' angusto per un vero Congresso e, soprattutto, verrebbe chiuso senza possibilità di proroghe dall'elezione del nuovo capo dello Stato. E infatti oggi c'è anche chi sostiene che si stia ragionando su un congresso dopo il voto sul Colle.

"E se, come oggi appare, il Parlamento indicherà Draghi la legislatura finisce e si andrà subito al voto e ci sarebbe una campagna elettorale durissima", ammette 'off the record' un dirigente che sta lavorando dietro le quinte. Insomma, tutti appuntamenti che il Pd non può rischiare di affrontare da comparsa, con una leadership depotenziata. Il tutto, con il governo Draghi da presidiare giorno per giorno per non lasciarlo nelle mani del centrodestra.

In questo contesto emergerebbe l'identikit di una 'figura di garanzia', un traghettatore davvero di alto profilo, capace di mettere pace tra le varie anime del partito e garantire tutti. Figura che si potrebbe pescare nel Pantheon dei democratici, per esempio tra gli ex segretari, in una short list che conta il solo Walter Veltroni. Un nome che circola "anche se -ammette uno dei pontieri- ancora nessuno l'ha proposto al diretto interessato". Tra i nomi degli altri ex, anche quello di Pier Luigi Castagnetti. E anche quello di Romano Prodi.

Altra opzione, quella 'rosa'. In questo caso, si fanno i nomi di Roberta Pinotti, Debora Serracchiani, Anna Ascani. C'è anche chi parla di Paola De Micheli e di Simona Malpezzi. Sembra, invece, in calo nel totonomi l'ipotesi di 'promuovere' (è successo in passato con Maurizio Martina) il vice segretario Andrea Orlando. Anche perché proprio il ministro del Lavoro viene dato come possibile candidato al congresso magari in alternativa a Stefano Bonaccini.

Il confronto, però, è appena partito e per adesso c'è una consapevolezza diffusa del passaggio delicatissimo per la tenuta del Pd, dell'esigenza di concordare una soluzione. "C'è molta preoccupazione". Tanto che c'è anche chi mette in conto l'ipotesi che l'Assemblea del 13-14 marzo possa slittare.

"Se non si trova un accordo politico, è inutile fare l'Assemblea. Secondo statuto ci sono 30 giorni dalle dimissioni formali. Quindi entro il 5 aprile", spiegano fonti parlamentari. Trovare una soluzione, visto lo stato dei rapporti nel Pd, non sarà semplicissimo. Anche perché le dimissioni di Zingaretti in qualche modo 'liberano' il blocco che si era costruito attorno alla sua candidatura e che rappresenta quasi il 70% dell'assemblea che si riunirà il 13 e 14 marzo, riconfigurandosi tra le varie aree di partenza: oltre a quella zingarettiana, Areadem di Dario Franceschini, la componente di Andrea Orlando e l'area di Gianni Cuperlo.

 

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