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Pedofili, l'allarme di don Di Noto: "Fenomeno inarrestabile"

05 aprile 2021 | 09.01
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Il prete di Avola in un'intervista all'Adnkronos: "In Italia durante il lockdown aumento del 136% di casi. La pandemia da Covid ha moltiplicato gli abusi sui minori"

Foto Fotogramma
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"Il fenomeno della pedopornografia è totalmente inarrestabile e lo dicono i numeri del 2020 e di questi primi tre mesi del 2021. In Italia durante il lockdown vi è stato un aumento del 136% di casi, di denunce per adescamento a fini sessuali. La pandemia da Covid ha moltiplicato gli abusi sui minori". Parole di don Fortunato Di Noto. Intervistato dall’Adnkronos, il fondatore dell’Associazione Meter denuncia che vi è "una onnipresenza di occhi digitali e reali e non esiste la percezione e la coscienza corretta, responsabile e reagente a questo fenomeno in modo diffuso ed incisivo".

"Solo noi come Meter, nel 2020 - aggiunge don Di Noto- abbiamo seguito attentamente 111 casi, fra abusi sessuali e maltrattamenti. Negli ultimi anni abbiamo ‘accompagnato’ ben 1.800 vittime. Vorrei trovarne di associazioni che hanno ‘accompagnato’ una per una, nomi, indirizzi, quasi duemila persone".

"I social -dice don Di Noto- sono una delle vie principali degli adescatori perché vanno a colpire la fragilità dei minori. Ed in minori, i bambini, stanno nei social. In tal senso abbiamo contato oltre 500 gruppi su ogni piattaforma social, da Facebook a whatsapp, passando da Instagram a Tik Tok e Telegram. Tutti strumenti, che lungi dal demonizzarli, creano dei legami, congreghe di pedofili. Il singolo che diventa gruppo".

Per il fondatore di Meter "i pedocriminali, di cui si parla pochissimo, hanno impiantato un vero e proprio business per quanto riguarda l’acquisizione di foto e video, la produzione del materiale e quindi l’induzione di milioni bambini coinvolti in questo traffico di esseri umani. Si parla di neonati ad un massimo di 12-13 anni di vita se parliamo di pedofilia e pedopornografia, ma poi c’è anche la pornografia minorile, altro fenomeno agghiacciante e drammatico".

E sul ‘ruolo’ del web don Fortunato Di Noto ammette che "gli stessi guru del mondo di internet che hanno inventato i sistemi informatici hanno sottolineato, una volta diventi padri, di non sapere neanche loro quali effetti e conseguenze può dare il digitale nel cervello dei loro bambini". "Ciò non vuol dire, ribadisco, demonizzare internet - precisa don Di Noto - ma da molti anni Meter, la società pediatrica italiana, quelle internazionali e le associazioni che si occupano di bambini, hanno detto che non si può dare in mano un smartphone a bambini piccolissimi di 5,6,8 anni".

"I genitori - afferma il fondatore di Meter- hanno il dovere di vigilare ma invece c’è grande assenza. I genitori devono sapere se i figli piccoli si iscrivono nei social, con una età inventata o aumentata. Devono sapere dove vanno, chi sono i loro contatti. Internet è una foresta digitale, un mare magnum dove è facile naufragare e sbattere sugli scogli".

Don Di Noto, a precisa domanda, riconosce poi che "c’è un vuoto legislativo per quanto riguarda la responsabilità dei colossi del web: la devono smettere di non assumersi le responsabilità per una fantomatica libertà, che non può esistere sul web, senza investire nel controllo e nei percorsi formativi dei bambini e dei propri clienti". "Internet - evidenzia - è una sorta di luogo in cui abitiamo e come tale, come in una città, ci vogliono le regole. Se in città mancano le strisce pedonali, mancano i semafori, c’è il caos ed è più probabile che vi siano incidenti e che qualcuno muore".

Particolare attenzione don Di Noto la ‘dedica’ anche "al deep e al dark web. Meno di 15 giorni fa - ricorda- abbiamo scoperto un link debitamente segnalato, lo abbiamo aperto e non riusciamo a contare le decine di milioni di video, foto, scambi e vendita di materiale pedopornografico. Una cosa indefinita, senza fondo. Nel dark web vi è poi il totale anonimato. Si tenga conto che se il web lo conosciamo e non lo ‘utilizziamo’ tutto, il dark web è settecento volte più grande".

Secondo don Di Noto quindi, "la disgrazia, il dramma è che per ogni foto c’è un abuso. Parliamo di milioni di bambini abusati, violati nella loro innocenza. Di fronte ad un fenomeno così globale, immenso, bisogna fare una alleanza globale". "Le polizie - osserva ancora il fondatore dell’associazione Meter - devono sempre più coordinarsi e non devo certo dirlo io che sono un prete. E’ mai possibile che si può inviare una mail dalla Sicilia al Brasile, e non è possibile un coordinamento, un confronto globale e territoriale su un fenomeno così grave come la pedofilia? Si parla di cyber bullismo, femminicidio, stalking, revenge porn. Nulla da eccepire. Ma è possibile che non si parla mai di pedofilia? Polizia, informazione, risorse, tecnologie avanzate. Bisogna agire".

Don Di Noto riconosce altresì che "la polizia postale italiana è un fiore all’occhiello. Anche se poi, spesso, ha le mani legate perché oltreoceano, ad esempio, non collaborano. Penso alla Nuova Zelanda, a volte gli stessi Stati Uniti. Ci sono Paesi che non hanno ancora una legislazione adeguata al fenomeno".

Venendo alI’Italia, il prete di Avola precisa che "non c’è una regione più ‘disgraziata’ dell’altra. Non c’è neanche uno Stato sociale prevalente. Abusi e violenze accadono ovunque. In ambito familiare, sportivo, scolastico, ecclesiale. Il problema è che la questione pedofilia non ‘viene vista’". Per don Di Noto, quindi, "bisognerebbe agire con la prevenzione e con impegno costante e periodico. Gli organismi superiori non siano solo burocratici e rappresentativi ma lavorino di più".

"Mi riferisco ad esempio all’Osservatorio nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia. Ma penso anche a tanti organismi regionali che potrebbero attivare maggiori impegni. Nei programmi scolastici si introducano modelli educazionali alla relazione, alla capacità di sapersi difendere dagli aggressori".

Analizzando la questione, don Di Noto evidenzia infine come "la più grande preoccupazione è l’indifferenza. Non si interviene sol perché è accaduto un fatto grave di cronaca. La gravità sta nel fatto che questo è un fenomeno globale e, ribadisco, non viene combattuto in modo omogeneo ma frammentato. Non si riesce nemmeno a coordinatore a livello associativo e sociale quelle iniziative che possiamo mettere in campo. Raramente si lavora in sinergia".

"Il prossimo 25 aprile - ricorda infine il fondatore di Meter - faremo la 25esima giornata ‘bambini vittime’. Venticinque anni di ‘ricordo al mondo’ contro la pedofilia. Iniziammo da soli dalla nostra parrocchia nella periferia di Avola, nel siracusano, sud dell’Europa, e dopo un quarto di secolo siamo ancora qui grazie a tanti giovani, ora diventati adulti, e c’è anche la giornata nazionale ‘Bambini vittime’. Abbiamo ricevuto messaggi di sostegno da Papi, vescovi, Presidenti della Repubblica, istituzioni. Dal nostro popolo, dalla Sicilia, con niente, abbiamo dato un contributo e vogliamo ancora darlo". "Il problema - conclude don Fortunato Di Noto- sta in quella frammentazione derivante dal fatto, ripeto, che non si riesce a lavorare tutto insieme per la vastità e la gravità del fenomeno".

(di Francesco Bianco)

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