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Pensioni, c'è l'accordo: via dal lavoro 3 anni e 7 mesi prima. Arriva 14esima per quelle basse

28 settembre 2016 | 17.32
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Governo e sindacati hanno firmato il verbale di accordo sulle modifiche al regime pensionistico da introdurre nella legge di stabilità. A firmare il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, il sottosegretario alla presidenza, Tommaso Nannicini e i leader Cgil Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. "Un verbale che sintetizza un lavoro importante", commenta al termine Poletti.

Con il verbale si individua in sostanza la road map che porterà l'esecutivo a introdurre la possibilità di andare in pensione di vecchiaia con 3 anni e 7 mesi di anticipo attraverso il prestito pensionistico (Ape), a erogare la 14esima alle pensioni basse, estendendone la platea precedentemente individuata, ad elevare la no tax area, a prevedere i ricongiungimenti contributivi pro quota gratuiti e a includere i lavoratori precoci e quelli usuranti in questo nuovo percorso di anticipo pensionistico. Ma il documento, come annota Poletti, "fotografa le condivisioni ma anche le diversità espresse nel corso del confronto". Per questo è stata al momento rinviata a un approfondimento, l'individuazione delle platee dei beneficiari dell'ape agevolata, il prestito 'gratuito' previsto per alcune categorie di lavoratori disagiati, e quella dei lavoratori precoci a cui poter consentire di andare in pensione con 41 anni di contribuzione.

Dall'Ape alla 14esima, le misure dell'accordo

"Da domani comunque riprendiamo il lavoro", dice Nannicini, che ribadisce come l'obiettivo finale sia la legge di stabilità. Quanto alle risorse, il governo ha messo in bilancio un pacchetto complessivo in tre anni di 6 mld di cui 1,5 mld nel 2017 che dunque aumenterà progressivamente negli anni all'aumentare delle platee dei beneficiari. Nelle intenzioni del governo e dei sindacati anche la volontà di dare il via, una volta chiuso il capitolo legge di stabilità, a una Fase 2 del confronto: su tavolo la riforma del sistema di calcolo contributivo, per renderlo più equo e flessibile e dare una risposta sopratutto ai giovani con redditi bassi e discontinui e lo sviluppo della previdenza integrativa.

Parzialmente soddisfatti i sindacati. "Ci sono ipotesi condivise e ipotesi non condivise", chiarisce il leader Cgil Susanna Camusso, aggiungendo: "avremmo voluto di più ma cominciamo da qui a costruire un cammino che è iniziato". Sulla stessa linea il numero uno della Uil Carmelo Barbagallo. "Sei miliardi non bastano ma portiamoli a casa". Queste risorse, insiste, "sono insufficienti ma le guardiamo con una prospettiva puntata alla seconda fase del tavolo". Più soddisfatto il segretario generale della Cisl, Anna Maria Furlan. "Abbiamo ancora tante cose da fare, traguardi da raggiungere ma c'è un cambio assoluto di paradigma", sintetizza.

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