Slitta l'incontro 'politico' previsto per lunedì prossimo, 7 febbraio, con cui il ministro del lavoro Andrea Orlando e i leader di Cgil Cisl e Uil avrebbero dovuto fare il punto su quanto emerso al tavolo tecnico tra governo e sindacati che in queste settimane ha cercato di condividere alcuni punti fermi di una possibile riforma delle pensioni. La decisione , a quanto si apprende, è stata presa perché al dibattito di questi giorni è mancato uno dei capitoli fondamentali del confronto: quello relativo alla flessibilità in uscita.
Dossier spinoso che ha sempre diviso il governo dai sindacati ma che, anche per l'accavallarsi dei temi all'ordine del giorno, non è stato mai affrontato nel corso degli incontri tecnici al ministero del Lavoro. Ieri i sindacati hanno ribadito la proposta: i lavoratori devono poter scegliere di andare in pensione e 62 anni di età e 20 di contributi o 41 anni di contribuzione senza paletti sull'età anagrafica. Ma il governo si è preso il tempo di una riflessione.
Per questo è stato alla fine deciso che l'incontro politico sarebbe risultato zoppo senza almeno un passaggio preliminare tecnico su una partita delicata come l'età pensionabile. Da qui la scelta di posporre il round tra il ministro Orlando e i leader sindacali , Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri annunciato in un primo momento ma mai ufficializzato, per lunedì prossimo. I tempi comunque , sia per il tavolo tecnico chiamato ad affrontare la questione della flessibilità che per quello politico, dovrebbero essere stretti e la riconvocazioni imminenti.