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Pa: FPA, per dipendenti burocrazia aumentata in ultimi 5 anni

16 maggio 2017 | 15.13
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Pa: FPA, per dipendenti burocrazia aumentata in ultimi 5 anni

La Pubblica amministrazione italiana è un affastellarsi di norme ridondanti e confuse che frenano l'innovazione e rendono la semplificazione una chimera. A dirlo sono gli stessi dipendenti della Pa: negli ultimi 5 anni la burocrazia è cresciuta, ed è un atto di difesa, per il 62% del campione che ha partecipato all'inchiesta annuale sulla Pubblica amministrazione svolta da FPA , società del gruppo Digital360, e dedicata in questa edizione alla 'burocrazia difensiva'.

"Abbiamo lanciato questa inchiesta -afferma Carlo Mochi Sismondi, presidente FPA- perché, dopo 28 anni di studio delle amministrazioni da dentro e da fuori, continuiamo a trovarci di fronte una PA bloccata, in balia di una bulimia regolatoria, di una coazione a ripetere per cui si legifica molte volte la stessa cosa, con minime differenze, senza pretendere mai veramente, con accertamenti e sanzioni, che le norme siano effettivamente attuate".

"In questo caos -fa notare- i dipendenti pubblici ci raccontano che l’unica salvezza percepita è quella di restare fermi, di prendere il minimo delle responsabilità possibili, di aspettare che passi il vento dell’innovazione (che tanto dura al massimo il tempo di un Governo) o di pretendere, prima di applicarle, che le novità diventino obbligatorie. Ed è questo il fenomeno che abbiamo chiamato burocrazia difensiva. Occorre ridurre concretamente le norme e cercare una reale semplificazione delle procedure. E anche recenti novità come il Codice degli appalti e il Codice dell'amministrazione digitale non sono state percepite come reali semplificazioni".

La causa principale del rallentamento dell’azione amministrativa, così dice il 67,2% del campione (1700 persone, per l'80% dipendenti pubblici), è l’eccessiva produzione di norme che si sovrappongono e generano confusione e disorientamento, tanto che per chi lavora nella Pa è difficile comprendere il senso strategico del proprio lavoro (45,3%). Questa criticità ha due facce. La prima è di tipo personale: i lavoratori si sentono demotivati. La seconda è di tipo organizzativo: alcuni processi sono diventati più complessi e lenti, come le procedure di acquisto, le misure anticorruzione, la formalizzazione di incarichi e contratti.

L'elemento positivo è un uso maggiore delle tecnologie per accelerare i processi-servizi (solo 21 su 100 rispondono di usare 'raramente' o 'mai' le tecnologie per accelerare i processi); tuttavia persiste la resistenza di alcuni colleghi (anche di altre amministrazioni) a utilizzare i documenti digitali (accade spesso per il 49,3% del campione e sempre per l'11,6%). Gli stessi cittadini sfruttano poco le interfacce web con la PA e preferiscono recarsi allo sportello (63%).

I dipendenti pubblici hanno però le idee chiare su come uscire da questo stallo: scelta di dirigenti capaci basata sul merito e non sulla politica (lo dice il 50,7% del campione), meno norme (43,5%), più digitalizzazione (41,9%). La Pa cento per cento paperless è forse un sogno (non accadrà nemmeno nel 2030, secondo il 45,3% dei rispondenti); però l'81,8% pensa che nel 2030 finalmente non dovrà ridare alle amministrazioni pubbliche i propri dati mille volte e il 77% è convinto che potrà gestire tutte le comunicazioni con le Pa da un unico punto di accesso.

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