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Scuola: Telefono Azzurro, 'Ferma il Bullismo' per il ritorno sui banchi

15 settembre 2015 | 17.09
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Scuola: Telefono Azzurro, 'Ferma il Bullismo' per il ritorno sui banchi

In sei mesi sono state oltre 1400, le richieste d'aiuto inviate a Telefono Azzurro da bambini e ragazzi vittime di bullismo, di cui 148 rappresentate da casi di bullismo e cyberbullismo. Un fenomeno che nella stragrande maggioranza dei casi è accaduto nel contesto scolastico, ma del quale solo un bambino su 5 ha informato un adulto di esserne stato vittima. E' quanto emerge da una ricerca di Telefono Azzurro che, in occasione dell'avvio del nuovo anno scolastico lancia 'Ferma il Bullismo', una nuova campagna di sensibilizzazione con un film per la tv e per il web firmato Armando Testa.

Dai risultati dell'indagine, condotta nei primi sei mesi di attività del protocollo d'intesa siglato lo scorso 1 febbraio con il Miur, emerge che dei 1.441 casi raccolti dal 1 febbraio al 31 luglio 2015, quasi uno al giorno ha riguardato azioni di bullismo o cyberbullismo. Di questi, 148 in tutto, 115 (pari al 93,2% dei casi) hanno avuto bullismo o cyberbullismo come motivazione principale della richiesta d'aiuto, mentre 33 (pari a 6,8%) hanno avuto motivazioni differenti in cui, però, bullismo e cyberbullismo sono apparsi come elementi che concorrono al disagio.

Nel 68% dei casi, gli atti di bullismo sono avvenuti nel contesto scolastico, ma solo un bambino su 5 ha informato un adulto di esserne stato vittima. "Il bullismo può essere sconfitto - sottolinea Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro e ordinario di neuropsichiatria infantile presso l’università di Modena e Reggio Emilia -. Per farlo, però, è fondamentale rompere il silenzio che circonda le vittime e le isola, uccidendo ogni speranza". E tutto ciò "non basta: bisogna anche saper cogliere immediatamente i segnali di ciò che accade tra i banchi e nei corridoi delle nostre scuole, intervenendo tempestivamente".

L'identikit di chi chiede aiuto, spiegano da Telefono Azzurro che ha raccolto dati anche a livello internazionale, è molto spesso quello di un bambino o un adolescente tra gli 11 e i 15 anni. Un caso su 4, però, riguarda bambini sotto i 10 anni.

A contattare il servizio di consulenza online sono stati nella totalità dei casi bambini e adolescenti, mentre la linea telefonica è stata contattata due volte su tre da adulti (pari al 68,9%). Bambini e adolescenti, quindi, hanno preferito confidarsi tramite chat nel 39,7% dei casi, mentre nel 60,3% dei casi hanno scelto di usare il telefono. Quasi la metà dei casi segnalati riguardano il Nord Italia (41%), quasi uno su tre riguarda Sud e isole, mentre più di un caso su quattro riguarda il Centro Italia. Le vittime di origine straniera sono una percentuale considerevole, quasi un caso su dieci.

La vittima di bullismo ha un carattere molto sensibile, spesso vive situazioni familiari problematiche. Offese e prepotenze vengono nella maggior parte dei casi suscitate dalle caratteristiche fisiche, può essere una disabilità, il peso o il colore della pelle, ma anche l'orientamento sessuale o la religione suscitano gli attacchi del bullo. Talvolta è la vittima stessa a provocare il bullo, con un atteggiamento provocatorio: in questi casi si parla di 'vittima-provocatrice' e 'bullo-vittima'.

Da una parte o dall'altra, le vittime di bullismo rischiano in ogni caso di vedere la propria vita rovinata per sempre. Per le vittime, si tratta di manifestare sintomi fisici o psicologici associati a una riluttanza nell'andare a scuola o a frequentare i luoghi in cui questi fatti avvengono. Spesso hanno una percezione svalutata di sé e delle proprie capacità, con una forte insicurezza fino a manifestare veri e propri disturbi psicologici, tra cui stati d'ansia o depressivi che possono sfociare nel suicidio, con una probabilità doppia di metterlo in atto rispetto ai propri coetanei.

I bulli, invece, rischiano cali nel rendimento scolastico, difficoltà relazionali e disturbi della condotta. L'incapacità di rispettare le regole può portare, nel lungo periodo, a veri e propri comportamenti antisociali e devianti o a mettere in atto comportamenti aggressivi e violenti in famiglia e sul lavoro. Per loro, inoltre, la probabilità di avere precedenti penali prima dei 30 anni di età arriva fino al 25% dei casi.

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