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Acqua: Valotti, per servizio idrico servono 5 mld l’anno per 30 anni

16 giugno 2015 | 15.43
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A fronte dei circa 2 miliardi anno previsti dalla pianificazione, sottolinea il presidente di Utilitalia Giovanni Valotti, che in occasione della prima conferenza dell'associazione ha anche deficit impiantisco di cui soffre cronicamente il Paese e le possibili sanzioni da parte dell'Unione europea

Foto  - INFOPHOTO
Foto - INFOPHOTO

"Per il servizio idrico servirebbero circa 5 miliardi di euro l’anno per i prossimi 30 anni: un valore in linea con le migliori esperienze dei nostri partner europei, Germania e Francia, a fronte dei circa 2 miliardi anno previsti dalla pianificazione". Così il presidente di Utilitalia Giovanni Valotti, in occasione della prima conferenza dell'associazione, oggi a Roma.

"Sono più di 800 gli agglomerati con oltre 2mila abitanti privi di infrastrutture di raccolta e trattamento dei reflui adeguate", aggiunge Valotti sottolineando che sono coinvolte quasi tutte le regioni italiane, con maggiori criticità in Sicilia, Calabria, Lombardia e Campania. A oltre 20 anni delle Direttive dei primi anni ‘90, l'Italia non ha ancora recepito le prescrizioni che chiedevano agli Stati membri di dotarsi di sistemi di raccolta delle acque reflue urbane e di garantire opportuni trattamenti per rimuovere gli inquinanti dagli scarichi.

Il risultato? "Sentenze di condanna da parte della Corte di Giustizia Europea con sanzioni che potrebbero presto essere recapitate al Paese, e una terza procedure pendente che potrebbe trasformarsi in una probabile condanna - ricorda Valotti - Le indicazioni del ministero dell’Ambiente pongono a oltre 480 milioni di euro l’ammontare delle sanzioni pecuniarie che potrebbero essere comminate al Paese dal 1 gennaio 2016 e fino al completamento delle opere".

un Bonus idrico per riporti la tariffa a quella di un servizio industriale

Valotti ha anche ricordato il deficit impiantisco di cui soffre cronicamente il Paese: il 4% della popolazione ancora priva di adeguati impianti acquedottistici e il 7% di un collegamento alla rete fognaria. Sul versante della depurazione della acque emerge poi un ritardo drammatico con il 15% della popolazione sprovvista di impianti di trattamento (il 21% del carico inquinante): in grave ritardo il Mezzogiorno dove 3 famiglie su 10 non sono collegate a un depuratore.

"Il principale ostacolo agli investimenti è il desiderio di non cagionare una crescita 'eccessiva' delle tariffe, accettando in questo modo un eccessivo degrado del servizio, erogazioni razionate degne di un Paese in via di sviluppo (in alcune aree del Mezzogiorno), e dell’ambiente, con l’inquinamento di fiumi e coste". L’introduzione del Bonus sociale idrico, secondo Valotti, dovrà agevolare questo percorso.

"Sarebbe auspicabile lasciare agli Enti di Governo d’ambito la facoltà di prevedere un sostegno superiore allo 'standard' minimo nazionale, laddove l’incidenza più elevata della spesa o la dimensione del disagio sociale dovessero suggerirne l’opportunità. Un impegno degli Enti locali alla promozione e alla diffusione del Bonus idrico, che riporti la tariffa al ruolo di corrispettivo di un servizio industriale, sganciandola da quello di strumento per la gestione del consenso".

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