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Pericoloso togliere tatuaggi senza laser? Procura di Torino indaga e il ministero ne blocca l’uso

24 maggio 2014 | 15.53
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La decisione di sospendere la commercializzazione è arrivata dal dicastero della Salute “in attesa di accertamenti”, dopo che il pm Raffaele Guariniello aveva chiesto un parere sul liquido a base di acido lattico da iniettare sotto la pelle

Infophoto
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Il metodo nato in Germania per rimuovere i tatuaggi senza l’uso del laser può essere pericoloso e per questo va sospesa la commercializzazione del prodotto. La decisione è arrivata dal ministero della Salute “in attesa di accertamenti” dopo che il pm Raffaele Guariniello aveva chiesto un parere sul metodo. Il magistrato, dopo la segnalazione di un cittadino, ha aperto un fascicolo e indagato il titolare dell’azienda torinese che commercializza il prodotto in Italia per messa in commercio di prodotti pericolosi per la salute. Secondo una consulenza affidata dal pm Guariniello infatti, il liquido a base di acido lattico iniettato sottopelle per la rimozione dei tatuaggi, anche se è classificato come “cosmetico” può essere “estremamente irritante per gli occhi e la cute” con “rischio di infezioni che possono degenerare in granulomi epidermici”. Il metodo utilizza un macchinario per la micro pigmentazione con il quale si effettuano delle microdermoabrasioni per rimuovere i tatuaggi. Secondo il parere del ministero della Salute l’indicazione di apparecchio cosmetico non è conforme alla normativa vigente e non rientra nella definizione di prodotto cosmetico, così come la soluzione iniettata.

Oltretutto il prodotto non è etichettato in italiano e il liquido riporta la dicitura “corrosivo” e “causa irritazione per la pelle”, risultando quindi incompatibile con l’uso prescritto che consiste nell’iniettare il prodotto nell’epidermide. In attesa di accertamenti il ministero ha quindi vietato all’azienda la commercializzazione del prodotto. L’indagine della procura è partita dopo una mail in cui un cittadino segnalava il metodo. Il pm Raffaele Guariniello ha chiesto una valutazione anche all’Istituto Superiore di Sanità.

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