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Casa: Periti industriali, a rischio per oltre 3 mln famiglie

21 settembre 2016 | 14.01
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Casa: Periti industriali, a rischio per oltre 3 mln famiglie

Oltre 150 mila interventi negli edifici da parte dei vigili del fuoco solo nel 2015 (+20% rispetto al 2010) per problemi di statica, impiantistica o per fughe di gas; circa 3 milioni di famiglie che vivono in case danneggiate e non sicure; ma soprattutto un numero di infortuni e decessi, per incendi o esplosioni dentro le mura domestiche, superiore rispetto a quello provocato dal terremoto. Sono solo alcuni dati che il Centro studi Opificium del Consiglio nazionale dei periti industriali ha elaborato a partire dalle banche dati Istat e Vigili di fuoco per il 2015 e resi noti oggi, a Milano, in occasione dell'incontro 'Italia casa sicura'.

"Cifre drammatiche -commenta il Consiglio nazionale- che mettono in evidenza un dato allarmante: non sono solo i danni strutturali (dovuti ad eventi sismici) la causa di vittime e infortuni, ma una molteplicità di fattori (fughe di gas, esplosioni elettriche, impianti non a norma, ecc), spesso poco considerati dall’opinioni pubblica".

L’Italia è un paese formato per oltre il 50% da edifici storici di cui non si conosce né la consistenza volumetrica, né lo stato di conservazione dei materiali e per la restante parte da fabbricati più moderni per i quali non esiste uno strumento che illustri tutti i singoli interventi edilizi. Secondo i dati del Centro studi Opificium, il 74,1% degli edifici residenziali è stato costruito prima degli anni '80 e circa un quarto (25,9%) prima della Seconda guerra mondiale.

L’elevata anzianità si ripercuote anche sullo stato di conservazione complessivo. Sono oltre 2 milioni, vale a dire il 16,9% del totale, gli edifici residenziali che si trovano in mediocre (15,2%) o pessimo (1,7%) stato di conservazione. Una condizione, questa, che caratterizza soprattutto le abitazioni più antiche, dove peraltro gli interventi manutentivi risultano più invasivi e onerosi.

Inoltre, secondo l’Istat, sono più di 3 milioni e 248 mila le famiglie che nel 2015 vivevano in abitazioni che presentavano strutture danneggiate al proprio interno, come tetti, pavimenti, muri o finestre. Nel corso del 2015, sono stati realizzati più di 150 mila interventi di soccorso negli edifici, prodotti da problemi di cattive condizioni statiche tra crolli o cedimenti (più di 48 mila interventi), da fughe di gas (23 mila) e da incendi ed esplosioni prodotti da cattive condizioni degli impianti o dei macchinare presenti nelle abitazioni (quasi 84 mila).

Rispetto al 2010, quando gli interventi di soccorso erano stati 129 mila, si è registrato un incremento del 20% che ha riguardato soprattutto i problemi di statica (+26,8% tra 2010 e 2015) e a seguire, incendi ed esplosioni (18,2%) e fughe di gas (13,2%). Inoltre, c’è da considerare il dato complessivo di infortuni e vittime: negli ultimi cinque anni, le persone infortunate a causa di crolli o cedimenti strutturali nelle abitazioni, fughe di gas, incendi ed esplosioni da cause elettriche o cattivo funzionamento di impianti avvenuti nelle abitazioni rilevate a seguito di interventi dei vigili del fuoco sono state 3.368 mentre i morti 631, al pari di quello prodotto dagli ultimi due terremoti (634).

Cresce peraltro, rispetto al passato, il numero degli infortunati, passati dal 630 del 2010 a 752 del 2015 (+19,4%), dovuti in prevalenza agli incendi e alle esplosioni verificatesi all’interno degli edifici, mentre si riduce la gravità degli incidenti, con una contrazione del numero dei morti, passati da 162 del 2010 a 131 del 2015.

Lo studio commissionato dal Cnpi contiene un’articolata serie di parametri di riferimento e di procedure operative che vanno ad incidere sul libretto del fabbricato per renderlo ancora più efficace rispetto a una valutazione puntuale di tutte le criticità. Si tratta in sostanza di un indice di efficienza composto da due parametri (indice documentale e indice tecnico) e che associati al fascicolo rendono lo strumento facile da consultare e da aggiornare, magari subito dopo un intervento manutentivo. Il primo, cioè l’indice documentale, oltre a misurare qualità e quantità di informazioni documentali in possesso del proprietario, fornisce indirettamente l’idoneità dell’immobile a svolgere le funzioni richieste, soprattutto quelle difficilmente verificabili.

L’indice tecnico, invece, permette di valutare sia l’invecchiamento dell’edificio sia il suo stato di degrado e può essere visto come la misura della quantità di manutenzione effettuata sull’immobile. L’indice di efficienza dell’edificio nel suo complesso, quindi, non è altro che la media dei due precedenti. Con un risultato che sarà a disposizione del proprietario o dall’affittuario con l’indicazione delle maggiori criticità, dell’amministratore che avrà il quadro completo e dal manutentore che avrà invece accesso ai dati di dettaglio.

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